ZeroC: biometano una risposta alla crisi energetica

Lo definiscono impianto di prossimità, ma la BioPiattaforma gestita da ZeroC – società che riunisce i 6 comuni di Cinisello Balsamo, Cologno Monzese, Cormano, Pioltello, Segrate e Sesto San Giovanni e Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano – ha tutte le carte in regola per divenire un modello industriale a livello nazionale nel ciclo di digestione della FORSU.

 

La BioPiattaforma

L’impianto sorge nel comune di Sesto San Giovanni e riunisce in un’unica struttura (il preesistente depuratore CAP e il termovalorizzatore dismesso di Sesto) due linee di trattamento:

  • quella della FORSU – da cui si ricaverà biometano
  • quella dei fanghi di depurazione (opportunamente trattati per ricavarne energia termica ed elettrica).

Un impianto che rende concreta e industrialmente sostenibile la transizione all’economia circolare della Città metropolitana di Milano.

 

L’intervista a Davide Scaglione
responsabile depurazione Gruppo CAP

Di biometano abbiamo parlato con Davide Scaglione, responsabile depurazione Gruppo CAP. La contingente situazione geopolitica ha messo seriamente in discussione lo schema di approvvigionamento italiano di gas naturale, rendendo il modello produttivo di strutture come la BioPiattaforma un’opzione strategica per il Paese:.

«Il biometano è strategico per almeno tre motivi – spiega Scaglione. Si tratta in primo luogo di una risorsa completamente rinnovabile. Secondo: viene prodotto a partire da rifiuti, che generano energia e non necessitano di conferimento in discarica (riducendo quindi i costi a carico dei comuni). Infine, è frutto di un ciclo chiuso che non lascia residui. La digestione della FORSU genera essenzialmente due prodotti:

  •  biometano, per l’appunto
  • e digestato, che è utilizzabile come fertilizzante di alta qualità. Di fatto la digestione non genera scarti , ma solo energia e un prodotto riutilizzabile immediatamente in agricoltura».

Quello che sembra nei fatti un processo assai semplice comporta in realtà diverse fasi che rendono necessarie infrastrutture ad hoc, a cominciare dai digestori. «Il digestore crea le condizioni ideali (per temperatura, umidità e volumetria del rifiuto) per dare avvio alla trasformazione del rifiutospiega Scaglione. Si opera in un range termico di 40-50 °C e in assenza di ossigeno con addizioni continue di rifiuto. La digestione è un fenomeno totalmente naturale innescato da batteri. Il prodotto finale è il biogas, una miscela di biometano, anidride carbonica (anch’essa estratta e trattata per successivi usi industriali), acqua e altri composti organici volatili. È necessaria una fase di upgrading, ovvero un processo di purificazione e raffinazione, per ricavare il biometano».

Ed è proprio nella fase di upgrading il cuore dell’impianto. ZeroC ha affidato la progettazione della BioPIattaforma a Prodeval, leader mondiale nella progettazione e costruzione di impianti di digestione e produzione di biogas. Il biogas ricavato dalla FORSU viene filtrato a più riprese per eliminare la componente acquosa (che viene recuperata e avviata ad usi industriali o agricoli), l’anidride carbonica, stoccata e sfruttata nell’industria alimentare (ad esempio per la produzione di bevande effervescenti, ndr) e infine purificato anche dalle componenti organiche volatili come benzene e toluene.

Quello che rimane è biometano e la BioPiattaforma sarà in grado, a regime, di accogliere circa 30.000 tonnellate/anno di rifiuti umidi e trasformarli in 242 metri cubi/ora di biometano, una quantità sufficiente ad alimentare circa 2.200 utilitarie per oltre 15.000 chilometri/anno.

«Quello che è importante comprendere – continua Scaglione – è che si tratta di un processo totalmente sostenibile poiché non rilascia anidride carbonica di origine fossile. La CO2 sequestrata dall’ambiente attraverso la raccolta differenziata è quantitativamente la stessa che viene rilasciata attraverso la combustione del biometano.

Ben diverso è il caso del metano prelevato dai giacimenti che è sempre rimasto sottoterra e che viene bruciato rilasciando in atmosfera gas climalteranti prima non presenti. Il ciclo del biometano è un’equazione che chiude a zero: non inquina e non lascia scarti che necessitano di ulteriori trattamenti».

Il nuovo Decreto Biometano, emanato poche settimane fa, prevede l’assegnazione di 1,7 miliardi di euro di incentivi al settore coinvolgendo circa 1.000 impianti. La produzione di questi 1.000 impianti è in grado di sostituire un terzo del metano che attualmente importiamo dalla Russia. Significa che con circa 3.000 impianti attivi saremmo indipendenti dalle importazioni dall’estero. Ecco perché il biometano è oggi una risorsa sempre più strategica: è rinnovabile, sostenibile e, in presenza di impianti adeguati, anche abbondante.

«ZeroC non intende solo offrire un servizio locale per la gestione di una frazione del rifiuto strategica come la FORSU – conclude Scaglione – ma intende offrire un modello industriale perseguibile e replicabile in tutta Italia. Si tratta di un’innovazione che non ha omologhi nel nostro paese e che prende spunto dalle più avanzate esperienze europee. Stiamo rendendo reale, replicabile ed economicamente sostenibile l’economia circolare e il trattamento dei rifiuti».

 

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