Utility in salute: lo dice il nuovo studio di Agici e Accenture

Utili in crescita, debito sotto controllo e investimenti per 74 miliardi di euro al 2022. Sono i principali aspetti che emergono dagli studi sulle principali utility italiane ed europee realizzati nell’ambito dell’Osservatorio sulle alleanze e le strategie nel mercato italiano e paneuropeo delle utilities giunto alla sua XVIII edizione.
Quello delineato dallo studio è un quadro positivo del settore, che mostra come nello scorso anno sia continuata la crescita delle performance economico-finanziarie delle società che operano in Italia, con i maggiori player che hanno fatto registrare oltre un miliardo di euro di utili aggregati, con un incremento del 15% rispetto al 2016.
Positive anche le aspettative per quanta riguarda gli investimenti, con i principali gruppi energetici e utility italiane che hanno pianificato interventi pari a circa 74 miliardi di euro al 2022. Di questi, oltre 11 miliardi sono attribuibili al comparto delle multiutility e saranno destinati principalmente alle attività regolate, che in media rappresentano il 78% degli investimenti pianificati, con circa 1,1 miliardi di euro all’anno destinati alle reti energetiche e idriche. Gran parte del fabbisogno finanziario sarà coperto attraverso autofinanziamento ed emissioni obbligazionarie.
Ma i piani di investimento sono in espansione anche per le 39 maggiori società Gas&Power europee, che hanno in programma più di 120 miliardi di investimenti all’anno. Risorse che saranno destinate in buona parte ai “new business”: smart grid, smart meter, sistemi di accumulo, demand side management, e-mobility, efficienza energetica, local grid e banda ultralarga.
«I profondi mutamenti del mercato energetico non sono ormai più un problema per le utility – ha dichiarato Andrea Gilardoni, presidente di Agici e docente presso l’Università Bocconi –. Razionalizzazione, sfruttamento delle economie di scala, entrata in nuovi business, uniti al basso costo del debito, stanno garantendo risultati economico-finanziari brillanti e importanti risorse da destinare a nuovi investimenti».
Un ottimismo condiviso anche da Marco Carta, amministratore delegato di Agici, secondo cui «la transizione energetica e gli obiettivi della Strategia energetica nazionale (Sen) porranno ulteriori grandi sfide agli operatori ma le utility stanno già ora ponendo le basi per affrontarle investendo soprattutto nelle reti elettriche, tassello fondamentale per abilitare un nuovo modello energetico decentralizzato, pulito e intelligente. Stiamo vivendo quello che potremmo chiamare un rinascimento degli operatori di rete».
Del resto, le città italiane ospitano il 70% dei cittadini, consumano il 60% dell’energia elettrica, il 70% del gas naturale e ben il 77% del carburante per autotrazione. È evidente come queste rappresentino un luogo chiave per innescare la trasformazione del territorio urbano in chiave sostenibile: contribuire al raggiungimento degli obiettivi della Sen supportando un nuovo modello di Smart City è appunto la proposta lanciata da Accenture alle realtà italiane.
«Le utilities possono giocare un ruolo di rilievo per il raggiungimento degli obiettivi della Sen, aiutando i territori e in particolare le aree urbane a diventare Smart City, generando crescita, innovazione e valore – ha osservato Pierfederico Pelotti, Responsabile utilities di Accenture in Italia, Europa Centrale, Grecia –. Per farlo devono puntare su tre abilitatori: la digitalizzazione, spinta da una sempre più rapida evoluzione e accessibilità delle tecnologie; l’introduzione delle logiche dell’economia circolare con un migliore utilizzo delle risorse e l’attivazione di sistemi aperti e di Open Innovation».

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