7,2 miliardi di euro per garantire nei prossimi anni un approvvigionamento sicuro di acqua potabile. È il volume di investimenti necessario calcolato da Utilitalia per superare il problema ed evitare le sempre più frequenti crisi idriche che attanagliano diverse aree del nostro Paese.
Per la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche italiane la quota maggiore di tali risorse, pari a circa 3,9 miliardi sarebbero da destinare al Sud e alle isole, dove le carenze infrastrutturali sono maggiori, mentre 1,9 miliardi occorrerebbero per le regioni del Centro e 1,3 miliardi per il Nord. Con la realizzazione di interventi mirati, la quantità di acqua disponibile, ovvero acqua recuperata o acqua supplementare prodotta, potrebbe aumentare di 1,7 miliardi di mc/anno.
In totale, sempre secondo le analisi di Utilitalia, sono oltre 700 gli investimenti infrastrutturali da realizzare per contrastare i fenomeni di siccità, per una spesa di 50 euro per abitante l’anno per un periodo di 4 anni. Investimenti destinati a serbatoi, nuovi approvvigionamenti, riutilizzo delle acque reflue, riduzione delle dispersioni e interconnessioni tra acquedotti. Alcuni interventi sono stati già pianificati e il 75% di questi riguarda lavori per la costruzione di collegamenti di schemi idrici (3,1 miliardi) e per la riduzione delle dispersioni (2,3 miliardi). A questi si aggiungono quelli per nuovi approvvigionamenti (606 milioni), per serbatoi e invasi (359 milioni), per dissalatori (202 milioni) e per il riuso delle acque reflue (43 milioni).
«Negli ultimi anni, il 50% delle risorse sono state dirottate verso i servizi di fognatura e depurazione, con l’obiettivo di superare le infrazioni comunitarie, ma per effetto delle modifiche introdotte nella nuova Direttiva Europea sulle acque potabili e per l’introduzione della Regolazione della qualità tecnica del servizio idrico integrato, si registrerà un incremento degli interventi sulla rete di distribuzione e per la riduzione delle perdite – ha spiegato il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti -. Solo un massiccio piano di investimenti potrà quindi consentire di affrontare i cambiamenti climatici e in particolare i periodi fortemente siccitosi».