04/10/2019
Servizi a Rete

Un grande piano basato su innovazione e investimenti per il servizio idrico al Sud

Innovazione tecnologica, investimenti e logica industriale. Sono le tre chiavi per garantire l’approvvigionamento idrico sicuro nel prossimo futuro. Un futuro carico di sfide, dove eventi climatici sempre più estremi mettono a rischio le forniture di acqua. Soprattutto nel Meridione, dove fattori di carattere orografico, idrologico e anche storico-istituzionale hanno permesso uno sviluppo dei servizi idrici in molti casi differente rispetto ad altre aree del Paese e dove si scontano diversi ritardi nello sviluppo stesso delle infrastrutture. Questi i temi al centro dell’incontro Innovazione tecnologica nel settore idrico: un processo in continua evoluzione, svoltosi a Matera e promosso da Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche) insieme ad Acquedotto Lucano.  

Incontro nel corso del quale è stato ulteriormente sottolineato come una gestione efficiente del servizio idrico integrato rappresenti un pilastro fondamentale della sostenibilità nell’uso delle risorse naturali e per la lotta ai cambiamenti climatici. Risultati, però, che richiedono uno sforzo in progetti e investimenti. E proprio su questo ultimo punto è emersa la situazione in chiaro scuro delle regioni del Sud della Penisola. Secondo una ricerca di Utilitalia e Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), infatti, nel Mezzogiorno il tasso di attuazione degli investimenti si ferma al 53%, contro una media nazionale del 75. A fronte di tale dato, però, segnali positivi emergono dalla più recente pianificazione (2016-2019), che prevede per il Sud un investimento pro-capite di 65 euro per abitante l’anno, a fronte dei 55 euro del Centro-Nord. Inoltre, nel Mezzogiorno gli investimenti presentano una capacità di creare valore superiore ad altre aree del territorio nazionale, anche in termini più che proporzionali all’investimento stesso.

«Per costruire un sistema idrico resiliente occorrono strategie innovative che mirino a sviluppare importanti investimenti volti, tra l’altro, all’efficientamento delle reti e degli impianti – ha affermato l’amministratore unico di Acquedotto Lucano, Giandomenico Marchese -. Significa tendere a una modernizzazione del servizio attraverso interventi industriali strategici, come il passaggio a sistemi di geolocalizzazione, il telecontrollo delle reti, il programma per l’efficienza energetica».

Aspetti che vedono il gestore idrico della Basilicata in prima linea. Acquedotto Lucano, grazie alla collaborazione di Regione Basilicata, ha predisposto un piano di ristrutturazione e adeguamento supportato da importanti investimenti, attraverso fondi comunitari, nazionali e regionali del Programma Operativo Fers 2014-2020, del Patto per la Basilicata e del Piano Sud. In questo contesto, lo scorso luglio, la Giunta regionale lucana ha destinato un finanziamento di 14,5 milioni di euro all’efficientamento e all’automazione sulle stazioni di sollevamento idriche più energivore. Interventi che consentiranno di migliorare le infrastrutture e un risparmio energetico totale annuo pari a circa 15,3 GWh, con un abbattimento dei costi stimato a oltre 2 milioni di euro.

In questo passaggio, dunque, le tecnologie digitali giocheranno un ruolo sempre più centrale. E le realtà del settore investono sempre più su questo fronte, anche grazie ai nuovi meccanismi introdotti con la regolazione della “qualità tecnica”. Secondo le analisi di Utilitalia condotte su un panel di oltre 70 utility, gli investimenti in tecnologie digitali sono passati infatti dai 164 milioni del periodo 2015-2018 ai 358 milioni del triennio 2018-2020, (+118%), salendo a circa il 6,4% del volume di investimenti pianificati. Numeri che nel settore idrico si traducono in un investimento digitale pro-capite medio annuo passato da 0,5 euro per abitante del triennio 2015-2017 a 1 euro nel triennio 2018-2020, cifra che si attesta sui 2 euro annui per abitante per i gradi gestori idrici del Mezzogiorno.

«Al Sud il comparto dei servizi di pubblica utilità produce un fatturato di oltre 4 miliardi di euro, realizza investimenti per circa 500 milioni di euro e impiega oltre 25.000 addetti: un settore decisivo per la qualità della vita dei cittadini, per il sistema economico e con grande potenziale di sviluppo», ha spiegato il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti. Tuttavia, c’è ancora da recuperare il pesante gap infrastrutturale accumulato nei decenni passati. «Ciò richiede ingenti investimenti, il cui finanziamento e la cui concreta realizzazione sul piano tecnico possono essere assicurati solo da soggetti industriali qualificati: potenziare il sistema delle imprese idriche nel Mezzogiorno è quindi la via obbligata – ha proseguito Valotti -. L’innovazione tecnologica sarà un importante acceleratore di questa trasformazione. È importante non perdere questo treno: serve un grande progetto per il Sud 4.0».

Innovazione tecnologica, però, sempre più legata alla sostenibilità: tema all’attenzione di Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente). «L’Autorità sta lavorando molto sul tema della regolazione per la sostenibilità, approvando piani tariffari dove si riconoscono i costi per impianti fotovoltaici per l’autoconsumo di energia negli impianti di depurazione, per gli impianti a biogas e per quelli di riuso, o per le turbine inserite nelle condotte idriche – ha spiegato Andrea Guerrini, componente del Collegio di Arera –. Con il nuovo metodo tariffario questi temi dovranno essere esplicitati e non rimanere sottotraccia».

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