Mentre si discute sulla chiusura dell’inceneritore ACCAM a Busto Arsizio (Varese), una delegazione dell’azienda americana APP ha fatto visita all’impianto, incontrando i vertici della società per presentare il suo ambizioso progetto. L’idea è di costruire un grande impianto per il trattamento dell’umido dal quale ottenere biogas, e trasformare, modernizzandolo, l’inceneritore in un impianto di ultima generazione per trattare la frazione secca dei rifiuti ottenendo energia, che sarà poi utilizzata per la distribuzione del calore attraverso la tecnologia del teleriscaldamento.
Si tratta però solo di uno studio di fattibilità, con un orizzonte molto lungo, da 25 a 30 anni. L’idea, infatti, appare di non facile realizzazione. Innanzitutto, il bacino di utenza previsto dal progetto degli americani è molto più grande di quello attuale, essendo studiato per una popolazione di circa un milione di abitanti. In secondo luogo, presuppone che ACCAM diventi, da società pubblica consortile com’è oggi, un soggetto privato. Ma APP, che ha sede a Chicago e gestita da un gruppo di grandi imprenditori dell’Illinois, pare non voglia rinunciare: i suoi esperti hanno studiato a lungo il caso ACCAM e potrebbero farsi carico non solo della realizzazione dei due nuovi impianti (la centrale a biogas e la nuova linea di incenerimento di ultima generazione) ma anche, con il sistema del project financing, di parte dei debiti del Consorzio.
Il vantaggio per i cittadini, secondo i manager statunitensi, sarebbe quello di avere un impianto moderno con un importante calo del prezzo dell’energia grazie al teleriscaldamento. Ora la palla passa all’assemblea dei soci del Consorzio. Se i comuni decideranno di chiudere entro la data inizialmente prevista, dicembre 2017, gli americani resteranno a mani vuote. Se invece passerà la proposta avanzata da Busto Arsizio e Gallarate di rimandare lo stop al 2021, allora si aprirà tutta un’altra partita.