Nell’ambito delle attività di risanamento e rinnovamento del patrimonio infrastrutturale di opere gestite da Acquedotto Pugliese SpA, ricadenti all’interno del Servizio Idrico Integrato nell’A.T.O. Puglia, si è proceduto alle attività di risanamento, rinnovamento e miglioramento funzionale, con tecnologia no dig, delle condotte idriche suburbane DN 800 dell’abitato di Taranto – SS 7 ter.
L’intervento consiste nel rinnovamento conservativo delle due condotte idriche suburbane del DN 800, della lunghezza di circa 5200 mt ciascuna, ubicate nel territorio della città di Taranto, che si diramano dalla località Paolo VI, fino all’ingresso nell’impalcato del Ponte Punta Penna Pizzone, nell’area del Mar Piccolo.
Le opere sono delle condotte di adduzione di importanza strategica per l’alimentazione idrica del centro urbano della città e delle zone periferiche di Talsano – Lama – San Vito, con un bacino di utenti servito di circa 100.000 persone.
In considerazione dell’età delle opere, risalenti allo stesso periodo di costruzione del Ponte Punta Penna, nella decade del 1970, e dell’aumento delle criticità gestionali che comportano un costante aumento dei costi tanto in termini di attività manutentive che di dispersione della risorsa idrica, si è ritenuto opportuno procedere al progetto di risanamento generale delle condotte.
L’obiettivo del progetto era il risanamento completo delle condotte e il rinnovamento funzionale, al fine dell’ottenimento di un risparmio generale in termini di risorsa idrica immessa nel sistema ed una ottimizzazione della funzionalità delle opere, con notevoli miglioramenti gestionali ed un nuovo termine temporale di vita utile dell’infrastruttura, stimabile in via approssimativa da 60 anni a 80 anni.
Stabilito l’obiettivo da raggiungere, la scelta della tipologia di intervento da attuare è stata determinata dalla necessità di soddisfare contestualmente all’esecuzione dei lavori le seguenti imprescindibili esigenze:
- garantire una resistenza strutturale alle condotte rinnovate, migliorandone la risposta agli agenti corrosivi e di deterioramento ambientale a cui le stesse sono sottoposte.
- ridurre i tempi di intervento.
- limitare al minimo le interferenze con le altre infrastrutture.
- Impatto dell’intervento con l’ambiente circostante ridotto al minimo.
- Riduzione dei rischi dovuti a potenziali disservizi durante le attività di cantiere.
In considerazione delle problematiche esposte e dell’importanza delle dorsali idriche in esame, la scelta della tipologia di intervento da adottare è ricaduta su un intervento di rinnovamento di tipo no dig.
In particolare, l’intervento progettato è di tipo misto: per la maggior parte della lunghezza è stato eseguito con la tecnica del close fit lining, ovvero è realizzato attraverso l’inserimento, all’interno di ciascuna condotta esistente da rinnovare, di un tubo nuovo in PE temporaneamente deformato, successivamente riportato alla forma e dimensioni volute in modo da aderire perfettamente (close-fit) alla parete interna della tubazione esistente. La tubazione da inserire in PE ha, in origine, un diametro maggiore del diametro interno della tubazione da risanare.
La scelta di tale metodologia di lining con utilizzo di tubo strutturale in PE, rispetto ad altri sistemi no dig, è dettata alla garanzia del conseguimento del risultato di rinnovamento voluto, con il vantaggio di evitare una riduzione significativa della sezione idraulica e di avere comunque, a fine intervento, una condotta nuova che garantisca una resistenza strutturale totale propria, indipendente dal contributo della condotta ospite e che garantisca la stabilità della struttura anche in presenza di gravi fenomeni di corrosione del tubo camicia con distacchi di porzioni di esso.
In alcune tratte, a causa della presenza di notevoli variazioni plano-altimetriche del percorso delle condotte, non potendo operare con il sistema del close fit lining si procederà con la tecnica del C.I.P.P. (Cured In Place pipe) a pressione, sistema di risanamento strutturale e autoportante (UNI EN ISO 11295/2018, liner del tipo classe A), che prevede l’introduzione all’interno della tubazione esistente, di una guaina in fibra impregnata con resina epossidica, con un rivestimento interno in materiale plastico, che dopo aver aderito alla condotta deteriorata, indurisce mediante un processo di polimerizzazione della resina.