Ancora grane per il Tap, il gasdotto che, approdando sulle coste pugliesi, porterà in Italia il gas estratto dai giacimenti dell’Azerbaigian nell’area del Mar Caspio. Il gip del Tribunale di Lecce Cinzia Vergine ha accolto la richiesta di incidente probatorio avanzata dalla Procura a seguito dell’esposto presentato sul progetto del gasdotto da otto sindaci pugliesi, quelli dei comuni di Melendugno, Calimera, Castrì di Lecce, Corigliano d’Otranto, Lizzanello, Martano, Vernole e Zollino, e dal Comitato No Tap Salento.
L’incidente probatorio dovrà valutare se, come ipotizzato dai ricorrenti, i progetti del Tap e di Snam Rete Gas per la connessione alla rete nazionale, siano da considerarsi unitari invece che distinti. Una differenza notevole che andrebbe a influire sulla quantità di gas presente nel terminale di ricezione dell’infrastruttura che Tap indica in 48,6 tonnellate, rispetto a un limite per l’applicabilità della direttiva Seveso sul pericolo di incidenti industriali rilevanti per la popolazione e per l’ambiente, che è di 50 tonnellate. I tre periti saranno nominati il prossimo 11 aprile.
Nella nuova inchiesta aperta dalla Procura, dopo l’archiviazione di un primo fascicolo disposto dallo stesso gip nel febbraio dello scorso anno, sono indagati Michele Mario Elia, country manager di Tap per l’Italia, Claudia Risso, legale rappresentante della società, Gilberto Dialuce, direttore generale delle infrastrutture energetiche del ministero dello Sviluppo economico e la società Tap.
Per i primi tre sono ipotizzati i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di violazione della Legge Seveso, per Tap è contestata la indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai sensi della legge sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.