29/05/2025
Servizi a Rete

Soluzioni integrate per il futuro del servizio idrico

Dal magazine - edizione marzo/aprile 2025

Aquanexa è un Gruppo Industriale nato per fornire un portafoglio integrato di soluzioni per gli operatori del servizio idrico. La holding è suddivisa in quattro Business Unit che fanno fronte alle diverse esigenze del settore. Su questo numero parliamo con Filippo Di Marco, Direttore Pianificazione Strategica e Direttore Commerciale Municipal Market di Aquanexa, della divisione Infrastructures and Plants.

Come è strutturata la business unit Infrastructures and Plants, quali obiettivi persegue e di quale professionalità dispongono le persone impiegate al suo interno?

La divisione Infrastructures and Plants, costituita proprio in questi giorni, ruota intorno alle competenze, all’esperienza e alla solidità di TEC.AM che opera da 35 anni nel settore del servizio idrico integrato, occupandosi di realizzazione, gestione e manutenzione di impianti per il trattamento delle acque potabili e reflue al servizio di clienti pubblici e privati sotto la guida di Enrico Di Rubba.

Enrico Di Rubba, Amministratore Delegato TEC.AM, lavora da sempre nell’ambito del servizio idrico integrato: l’esperienza nell’azienda di famiglia negli anni Novanta gli ha permesso di acquisire le competenze che si sono rivelate decisive quando, nel 1999, un importante gruppo angloamericano attivo nel settore acqua lo ha scelto quale amministratore delegato delle proprie partecipate e successivamente della holding italiana. Nel 2013 Di Rubba ha puntato su TEC. AM, portandola da un iniziale volume d’affari di € 1,4 M a quello attuale di € 16,5 M. La società, che oggi conta oltre 50 collaboratori, è cresciuta in modo significativo anche dal punto di vista della compliance e della capacità tecnica. Oltre ai certificati riconosciuti per il rispetto dei più rilevanti standard internazionali e di settore, TEC.AM è in possesso di Attestazione SOA per le seguenti categorie: OS 22 Clas. VI, OS 18-A Clas. III bis, OS 30 Clas. II, OG 6 Clas. III e attività di progettazione e costruzione fino alla Clas. III bisGrazie all’esperienza maturata sul campo, TEC.AM è oggi una società dal taglio operativostrutturata al proprio interno per:

  • Partecipare alle gare d’appalto, effettuare la progettazione definitiva, esecutiva e di costruzione, realizzare le opere elettromeccaniche e consegnare l’impianto funzionante e “chiavi in mano”, nel rispetto delle condizioni tecnico-economiche di gara e delle tempistiche concordate con il cliente.
  • Supportare le attività di gestione, manutenzione e controllo degli impianti di trattamento acque grazie a squadre operative h24. Gli operai qualificati sono in grado di far fronte a tutte le problematiche che possono presentarsi sugli impianti durante il servizio, garantendo l’intervento tempestivo dei tecnici per le operazioni di manutenzione e limitando i fermo impianto che incidono negativamente sui costi di gestione, sulla sicurezza degli operatori e sulla tutela dell’ambiente.
  • Realizzare interventi di revamping e riabilitazione di digestori anaerobici, infrastrutture al centro delle politiche di neutralità energetica degli impianti di depurazione, serbatoio produttivo di energia verde quale biogas e biometano.

I driver che hanno portato all’avvio della business unit Infrastructures and Plants sono da un lato il percorso virtuoso innestato dal PNRR, motore dell’innovazione degli ultimi anni, ha dato un’accelerazione alla realizzazione di interventi di adeguamento impiantistico su tutto il territorio nazionale; dall’altro le recenti evoluzioni regolatorie (delibere Arera 637 e 639 del dicembre 2023) e normative (Direttiva Acque Reflue del dicembre 2024) porteranno a crescenti bisogni di tecnologie, competenze e innovazione sui processi di trattamento al fine di far fronte agli obiettivi di:

  • Nuovi obblighi sulle performances di trattamento ed estensione del perimetro di monitoraggio delle prestazioni regolatorie anche a piccoli impianti:

– la nuova direttiva prevede che, entro il 2035, le acque reflue urbane saranno sottoposte a trattamento secondario (cioè la rimozione di materia organica biodegradabile), prima di essere scaricate nell’ambiente, in tutti gli agglomerati delle dimensioni di 1.000 a.e. (unità di misura standard che descrive l’inquina mento medio rilasciato da una persona al giorno o più);

– entro il 2039, il trattamento terziario (ossia l’eliminazione dell’azoto e del fosforo) sarà applicato in tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue che coprono 150.000 a.e. e oltre, ed entro il 2045 in quelli che coprono 10.000 a.e. e oltre;

– un trattamento aggiuntivo che elimina un ampio spettro di microinquinanti (“trattamento quaternario”) sarà obbligatorio per tutti gli impianti superiori a 150.000 a.e. (e oltre 10.000 a.e. sulla base di una valutazione del rischio) entro il 2045.

  • Obiettivi di neutralità energetica degli impianti entro il 2045 per tutti gli impianti di depurazione con capacità maggiore o uguale a 10.000 a.e. attraverso:

– l’efficientamento dei consumi energetici ottimizzando i processi depurativi;

– l’autoproduzione di energia elettrica, anche ai fini di autoconsumo, da fonti rinnovabili.

  • Obiettivi (e necessità) di aumento dei volumi di acqua riutilizzabili sia per fini irrigui, che civili ed industriali.
Le Business Unit di Aquanexa

La sfida principale che ci accompagnerà nei prossimi anni sarà pertanto realizzare, rinnovare e potenziare concretamente le infrastrutture di trattamento. Per questo motivo, l’unità è stata creata per intervenire nell’ambito delle applicazioni e degli appalti, strutturandosi anche tramite modelli di project financing. Ad esempio, nei casi in cui il finanziamento è assente o parziale, con il nostro modello industriale, possiamo proporci come elemento di chiusura dell’anello. Se l’investimento necessario è di 100 milioni e l’ente può coprirne solo 50, siamo in grado di contribuire al reperimento della quota mancante attraverso un progetto di partenariato pubblico privato, che avvia un percorso di gestione delle infrastrutture per un determinato numero di anni. Le professionalità attive nella divisione Infrastructures and Plants sono principalmente legate al settore dei lavori idraulici e al trattamento delle acque. La divisione si propone l’obiettivo di coprire tutte le fasi della catena del valore quali progettazione, fornitura delle apparecchiature elettromeccaniche e strumentazioni, la loro installazione, la realizzazione degli impianti, fino ai servizi di manutenzione e gestione. Tutto ciò sta portando l’azienda a dotarsi di ingegneri di processo, capaci di sviluppare il design di impianti di depurazione o potabilizzazione, e di responsabili di commessa con competenze nel project management. Oggi, infatti, esistono normative chiare che stabiliscono la necessità di possedere certificazioni specifiche per operare in determinati ambiti.

Quali sono i prossimi progetti che porterete avanti?

In questo momento stiamo seguendo con grande attenzione le modalità con cui verrà recepita la nuova direttiva della Comunità Europea sul trattamento delle acque reflue urbane (3019/2024). Si tratta di una normativa recente, pubblicata a fine 2024, e che tutti i Paesi membri dovranno essere in grado di applicare entro i prossimi 30 mesi, adattando di conseguenza la legislazione nazionale alle nuove norme sul collettamento e trattamento delle acque reflue. Fino a qualche anno fa, si è fatto riferimento alla normativa precedente, la 271 del 1991, che, pur essendo piuttosto datata, è rimasta in vigore perché aveva facilitato la creazione di tipologie di impianti per gli agglomerati, seguendo linee guida ben definite. Tuttavia, la Comunità Europea, pur confermando che la direttiva 271/91 si è dimostrata efficace nel ridurre l’inquinamento delle acque e nel migliorare il trattamento degli scarichi delle acque reflue negli ultimi tre decenni, ha però evidenziato che ci sono fonti di inquinamento che non sono ancora state affrontate adeguatamente dalle norme esistenti, includendo l’inquinamento proveniente da piccoli agglomerati e un ampio spettro di microinquinanti nocivi. La nuova direttiva mira a stabilire norme su raccolta (rete fognaria), trattamento (stadi terziari e quaternari presso gli impianti di depurazione) per ridurre il rischio di eutrofizzazione e microinquinanti e scarico delle acque reflue urbane, per proteggere la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente in accordo con l’approccio One Health, riducendo i gas serra, migliorando bilanci energetici e contribuendo alla transizione verso un’economia circolare.

Un aspetto che oggi non è adeguatamente controllato, o lo è solo tramite sistemi limitati, riguarda i piani integrati per la gestione delle acque reflue. Gli eventi piovosi estremi a cui abbiamo assistito negli ultimi anni hanno creato situazioni critiche, come l’alluvione in Romagna e i problemi di siccità che affliggono alcune zone della Sicilia, dove le precipitazioni sono praticamente assenti. In questo contesto, se da un lato la Comunità Europea è piuttosto rigida riguardo agli impianti di dissalazione, a causa delle implicazioni legate al principio DNSH (Do No Significant Harm), dall’altro potrebbe intervenire sulla gestione dell’acqua non regimata durante gli eventi piovosi estremi. Riveste particolare interesse come la normativa interverrà sugli scolmatori di acque di pioggia, neve o acqua di fusione in caso di eventi intensi e a come intercettare gli scarichi inquinanti del deflusso urbano. La questione principale è identificare i cosiddetti piani integrati di gestione delle acque reflue urbane per le aree di drenaggio degli agglomerati, che includono uno studio sulle attuali capacità di stoccaggio dei sistemi idrici e sulla possibilità di convogliare i reflui verso gli impianti senza superare la loro capacità massima. In caso contrario, potrebbero verificarsi fenomeni di esondazione, con conseguenti rischi di inquinamento significativo. Sebbene la normativa sia rigorosa, si inserisce in un contesto ancora poco regolato, pertanto risultati concreti sono previsti non prima del 2033. Questo scenario obbliga i gestori più previdenti e virtuosi a entrare nel merito della questione e a prendere misure adeguate. Con la divisione Infrastruttures & Plants ci proponiamo di supportare queste realtà che dovranno potenziare le reti di raccolta e convogliamento fognario e allo stesso tempo monitorarne e ottimizzarne la loro funzionalità, così come adeguare gli impianti di depurazione introducendo trattamenti secondari, terziari e quaternari. Questi ultimi sono particolarmente rilevanti, poiché consentono di intercettare i microinquinanti emergenti (MIE) di origine antropica. In questo contesto, è fondamentale da parte nostra prestare attenzione alle tecnologie esistenti e a quelle in via di sviluppo e sperimentazione, al fine di essere i primi a identificare soluzioni che possano supportare i gestori nella risoluzione dei problemi legati alla riduzione ulteriore degli inquinanti presenti negli scarichi prima dello scarico nei corpi idrici.

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