La realizzazione di un progetto territoriale smart a partire dall’acquisizione della rete di pubblica illuminazione dei 30 Comuni
Stefano Bellavista, Amministratore Unica Reti SpA
Le reti idriche, le reti del gas naturale, le reti della pubblica illuminazione hanno assunto, e sempre più stanno assumendo, caratteristiche assai rilevanti anche sotto il profilo di sistemi abilitanti per la connessione dei territori, per la diffusione dei servizi digitali, e quali strumenti per l’efficientamento energetico di parte pubblica. La proprietà, la gestione, l’utilizzo delle reti per l’erogazione dei servizi hanno generato anche una dimensione normativa composita, con la quale si misurano continuamente gli Enti locali quando affrontano il tema degli affidamenti o del governo dei beni e dei servizi pubblici.
Gestione delle reti ed erogazione dei servizi secondo il T.U.EE.LL
La disciplina in materia di proprietà, gestione delle reti ed erogazione dei servizi pubblici locali trova regolazione nel Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, emanato con il decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267. In particolare, l’articolo 113 del T.U.EE.LL. rimanda alle discipline di settore il compito di individuare «i casi nei quali l’attività di gestione delle reti e degli impianti destinati alla produzione dei servizi pubblici locali può essere separata da quella di erogazione degli stessi». L’articolo 113 del T.U.EE.LL. consente affidamenti ex novo della gestione delle reti, separata dall’erogazione del servizio, solo a società interamente pubbliche o in house. Agli enti locali è, altresì, consentito il conferimento della nuda proprietà delle reti e degli impianti a società a capitale interamente pubblico (ex comma 13 dell’articolo 113): le società patrimoniali delle reti.
Rinascita economica e produttiva dell’Italia
L’Agenda pubblica del Paese per Governo, Regioni e sistema degli Enti locali, rispetto alle politiche di sostenibilità ambientale ed energetica, è dettata dai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU (Sustainable development goals), dal Green New Deal europeo, dal Piano energia e clima (PNIEC) e dal Patto dei Sindaci 2030. Su questa filiera di azioni e adempimenti si andranno a innestare poi le politiche per l’innovazione digitale che saranno avviate dai nuovi piani di programmazione della Commissione europea.
Il Governo è alle prese con la definizione di un “provvedimento per la rinascita economica e produttiva dell’Italia”, che agirà su semplificazioni, infrastrutture e “progetti nell’ambito del Green New Deal”. Un decreto-legge che, secondo le informazioni fornite alla Camera dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dovrebbe giungere dopo quello sulle misure economiche. Per Conte è obbligatoria una risposta pubblica in grado di «rinnovare le infrastrutture, aumentarne la produttività, la competitività e la capacità di produrre innovazione verde e innovazione digitale».
Secondo lo studio “Infrastrutture energetiche per l’Italia e per il Mediterraneo”, sviluppato recentemente da Confindustria Energia, nel prossimo decennio saranno investiti nelle infrastrutture energetiche italiane 110 miliardi di euro, che produrranno un aumento del Pil dello 0,8% e dell’occupazione di 135.000 unità annue, un valore aggiunto di 350 miliardi di euro e una riduzione delle emissioni di CO2 pari a 75 milioni di tonnellate.
L’Agenda digitale dell’Emilia-Romagna è un documento di programmazione che si pone l’obiettivo di arrivare nel 2025 ad una Emilia-Romagna 100% digitale. L’Agenda costituisce un “patto per l’innovazione” che ha come parti attive la pubblica amministrazione, le imprese e il terzo settore e che ha l’obiettivo finale di rendere esigibili, e quindi pienamente soddisfatti, i diritti di cittadinanza digitale. L’Agenda traduce i diritti di cittadinanza digitale in concreti assi di intervento: infrastrutture, dati e servizi, competenze e comunità, indicando per ciascun asse le priorità di intervento.
Da Smart City a Smart Land: Forlì-Cesena 30.0
Un paradigma che va oltre il modello della Smart City, adeguato a realtà urbane di grandi dimensioni, è quello della Smart Land. L’idea della Smart Land si adatta appieno a un Paese come l’Italia che, a fronte di poche metropoli, è composto per lo più da piccoli comuni, con identità proprie e caratteristiche peculiari difficilmente omologabili. Il concetto di Smart Land porta dunque a una riflessione sulle persone e i contesti territoriali in cui vivremo nei prossimi anni, e mette tutti gli strumenti dell’innovazione al servizio dello sviluppo di aree formate da piccole e medie cittadine. Lo sviluppo socioeconomico che può essere avviato tramite l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali è possibile solo mettendo a punto modelli e servizi pensati ad hoc per realtà territoriali profondamente diverse dalle grandi aree urbane e metropolitane. Il fine ultimo è porre al riparo gli abitanti della Smart Land dal rischio di un nuovo digital divide tecnologico, penalizzante sia sotto il profilo della qualità della vita sia della competitività del sistema locale delle imprese.
Questi i presupposti che dal 2019 hanno indotto Unica Reti ad avviare uno studio di fattibilità per la progettazione e la possibile realizzazione di Smart Land Forlì-Cesena 30.0, il progetto che a partire dall’acquisizione delle reti di pubblica illuminazione dei comuni soci, possa poi condurre a un massiccio piano per il pieno efficientamento della rete di pubblica illuminazione e per la smarterizzazione integrata dell’intero territorio, a partire dalle reti del sistema idrico, del gas naturale, della pubblica illuminazione.
La consistenza degli impianti di pubblica illuminazione dei 30 comuni di Forlì-Cesena
Lo studio di pre-fattibilità per l’acquisizione, l’efficientamento, la smarterizzazione delle reti di pubblica illuminazione dei 30 comuni, svolto da Unica Reti, ha contato sulla collaborazione di tre consulenti esterni: lo Studio ingegneristico Massari, con l’incarico di recuperare e censire preliminarmente i dati disponibili nei diversi comuni; la società Cisa Energy Srl, advisor di progetto, che ha elaborato il piano di analisi, l’inquadramento economico, la sostenibilità amministrativa; il professor Paolo Sabbioni, professore di Diritto amministrativo, che ha effettuato un primo inquadramento normativo e giuridicoamministrativo.
Lo studio preliminare ha quindi analizzato:
- la consistenza degli impianti (punti luce, quadri elettrici, linee elettriche);
- lo stato di conservazione e/o di ammodernamento degli impianti;
- i consumi energetici; le convenzioni e gli affidamenti di gestione.
I dati di consistenza evidenziano quanto segue:
- nei 30 comuni sono stati rilevati 94.362 punti luce su una popolazione di 398.322 abitanti; un rapporto di 4,2 abitanti per punto luce rispetto alla media nazionale di 5,8;
- tale densità è giustificata dalla presenza di comuni costieri che di solito usufruiscono di densità impiantistica maggiore per la loro vocazione turistica;
- 1.760 km di cavi per le sole reti urbane che non tengono quindi conto dei collegamenti intercomunali e/o delle dorsali provinciali e statali non di pertinenza delle amministrazioni locali. Lo stato di usura di questa rete tende a non essere preso a sufficienza in considerazione, nonostante possa causare notevoli inefficienze ed esigenze manutentive dovute all’età media estremamente elevata (superiore ai 35 anni);
- circa il 70% degli impianti è dotato ancora di corpi illuminanti di prima e seconda generazione. Esistono anche armature di prima generazione con lampade al mercurio risalenti agli anni ’60-70 estremamente energivore;
- i 94.362 punti luce consumano circa 34.146.150 kWh all’anno;
- oltre 6.000.000 € la bolletta annua per illuminazione pubblica per i 30 comuni.
Perché si propone l’opportunità di innovare il modello di gestione delle reti di pubblica illuminazione?
Con il processo di industrializzazione dei servizi pubblici locali per l’energia e l’ambiente, il 2002 ha visto la nascita di Hera (utility alla quale i 30 comuni di Forlì-Cesena aderirono conferendo i rami operativi delle ex municipalizzate).
I comuni romagnoli hanno presto maturato la diffusa consapevolezza che i servizi a rete producono efficacia se gestiti con elevata competenza, supportati da un robusto piano di investimenti, per un territorio diffuso e omogeneo, per una massa critica consistente di cittadinanza e imprese.
Romagna Acque-Società delle font
Già nel 1994 i comuni delle tre province di Ravenna, Rimini e Forlì-Cesena trasformarono il Consorzio Acque in Romagna Acque, SpA proprietaria della diga di Ridracoli e della dorsale principale dell’acquedotto romagnolo, che nel 2004 acquisisce dai comuni anche tutte le altre fonti di produzione di acqua potabile della Romagna, divenendo così Romagna Acque-Società delle fonti.
La nascita di Unica Reti Spa
Nel 2002 in parallelo alla nascita di Hera, utility multiservizio emiliano-romagnola, viene costituita Unica Reti Spa, società patrimoniale degli asset, alla quale i 30 comuni di Forlì-Cesena conferiscono le reti di distribuzione idrica e del gas naturale.
A Unica Reti Spa è stato inoltre attribuito nel 2012 dai 30 comuni soci anche il ruolo di stazione appaltante per la complessa procedura di gara gas per ambiti. Per ognuno dei tre casi esposti (Hera, Romagna Acque, Unica Reti) si è determinato un processo di conferimento di beni, funzioni, servizi, ruolo, rispondente alla volontà di aggregare per funzioni omogenee, in società a controllo pubblico appositamente costituite, beni e/o servizi a rete di carattere energetico e ambientale.
Ognuna delle tre esperienze ha prodotto importanti risultati di ordine gestionale, finanziario, economico, amministrativo.
L’organizzazione e la gestione a rete dei beni e dei servizi pubblici locali a rilevanza economica oggi non può più essere efficacemente gestita in economia dai singoli comuni, in nessun settore: questo per mancanza di specifico know-how tecnico contabile e giuridico, per la complessità normativa maturata, per i limiti finanziari alle politiche di bilancio dei comuni.
Allo stesso modo dei servizi pubblici e a rete come idrico e gas, anche il servizio di pubblica illuminazione riveste oggi una funzione strategica per i comuni e per il territorio, tale da potere essere amministrato in maniera aggregata trattandosi di un servizio ad alta standardizzazione tecnica, in continuità di collegamento territoriale, abilitante per la connessione dei servizi smart, per la raccolta dei dati dai sistemi IoT.
Il coacervo di questi beni a rete, e l’insieme dei servizi che attraverso questi vengono erogati, ravvisano oggi più che mai una rinnovata regia di profilo pubblico, esercitata in maniera puntuale, nell’interesse preminente degli Enti locali concedenti, in particolar modo per potere efficacemente attuare le funzioni di programmazione territoriale e di controllo sul contratto di servizio.
Smart Land 30.0 Forlì-Cesena
L’obiettivo di Smart Land 30.0 Forlì-Cesena, progetto proposto da Unica Reti ai propri comuni, è quello di sostenere l’evoluzione e lo sviluppo del territorio, predisponendo infrastrutture e servizi caratterizzati da innovazione, sostenibilità, coesione. Il ruolo di società patrimoniale a controllo pubblico per la conservazione e valorizzazione delle reti infrastrutturali idrico e gas corrisponde perfettamente all’idea di arricchire il disegno strategico di pianificazione territoriale integrata, aggiungendo il terzo elemento: la rete di illuminazione pubblica.
Proprio questa è il fattore tecnico che consente di smarterizzare diffusamente il territorio, includendo anche i piccoli comuni che altrimenti avrebbero meno chance di investimento e innovazione. Lo sviluppo integrato e omogeneo di questo percorso consentirebbe, inoltre, un accentuato incremento di efficientamento dell’illuminazione pubblica per i 30 comuni, con un risparmio della bolletta energetica annuale.
Gli impianti di illuminazione pubblica sono la dorsale infrastrutturale sulla quale si può sviluppare il progetto Smart Land Forlì-Cesena. Lo studio preliminare che è stato condotto nel 2019, che parte dall’idea di acquisire dai comuni le reti di pubblica illuminazione, ha innanzitutto fornito i dati relativi alla consistenza degli impianti, al loro stato di conservazione e/o di ammodernamento, i consumi energetici prodotti, lo stato delle convenzioni di concessione in essere.
6 milioni di euro circa è la bolletta annua che pagano i 30 comuni per l’illuminazione pubblica. Con la riqualificazione degli impianti di pubblica illuminazione si potrebbe conseguire un risparmio fino al 50%. Inoltre, abbiamo rilevato che per quasi tutte le concessioni in essere, i T.E.E. conseguiti con l’efficientamento degli impianti sono solo a beneficio del concessionario, nulla è riconosciuto in quota parte ai comuni proprietari della rete.
Obiettivi e risorse di un progetto smart
Questo anche a causa della diffusa asimmetria conoscitiva fra normativa tecnica e tariffaria, che spesso si determina nel rapporto diretto fra Ente locale e società di gestione del servizio. Affinché anche il servizio di pubblica illuminazione, come quello idrico e gas, possa acquisire una funzione strategica per i comuni, è indispensabile il superamento della frammentazione gestionale e tecnologica del servizio in essere. Questi servizi richiedono infatti più che mai una regia integrata, di profilo pubblico, esercitata in maniera puntuale, nell’interesse preminente degli Enti locali concedenti.
Bisogna puntare sulla qualificazione diffusa e integrata delle reti di pubblica illuminazione, quale asset abilitante per la futura Smart Land, per l’efficientamento degli impianti e la riduzione dei costi per i consumi energetici dei comuni, come ulteriore veicolo per il raggiungimento degli obiettivi del Patto dei Sindaci, quali leve per l’innovazione territoriale e la creazione di valore.
Rispetto a questi obiettivi ambiziosi il compito della società patrimoniale dei comuni è anche quello di individuare, ricercare e produrre tutte le risorse disponibili per sostenere in maniera virtuosa i costi di investimento necessari, come i fondi di sviluppo comunitari, la leva dei PPP, le risorse e le opportunità offerte dalla “Gara Gas” (se MISE e Arera permetteranno, riconoscendone l’opportunità, qualche accorta modulazione sui piani di sviluppo pluriennali).
Clicca qui per scaricare il PDF dell’articolo pubblicato sulla rivista Servizi a Rete maggio-giugno 2020.