Ottantotto milioni di opere relative ad acquedotti, fognatura e depurazione dei quali quasi sette riguardanti azioni per ridurre i problemi legati alla contaminazione da Pfas. Sono le cifre degli interventi al sistema idrico integrato che verranno realizzati entro il 2019 nell’intero territorio della provincia veronese.
Le cifre sono contenute nel piano approvato all’unanimità dai sindaci della provincia all’assemblea dell’ATO Veronese, cui compete stabilire le linee generali di gestione e le tariffe del servizio idrico integrato.
Interventi i cui costi sono già stati coperti con gli introiti che avranno le società di gestione, con prestiti da istituti bancari e grazie agli Hydro bond, obbligazioni dedicate al finanziamento del servizio idrico garantite dalla Regione.
Il programma dà il via libera a opere che hanno un valore di 67 milioni di euro per quanto riguarda l’area di competenza della società di gestione Acque Veronesi, che copre 77 dei 98 Comuni della provincia, e di 14,6 milioni di euro per quanto riguarda l’Azienda Gardesana Servizi (AGS), che opera nei 21 municipi dell’area lacustre. Per quanto riguarda Acque Veronesi, gli interventi economicamente più significativi riguardano il nuovo depuratore di Isola della Scala, la messa in esercizio dell’acquedotto di Belfiore, e gli interventi a Colognola, Castel d’Azzano, Concamarise, Legnago e San Bonifacio.
Nel territorio di AGS, invece, da segnalare il rifacimento del collettore del Garda e gli ampliamenti delle reti idriche e fognarie a Peschiera, Costermano, Castelnuovo e Caprino.
Il tema più urgente è però quello dell’inquinamento delle acque. Il modo per affrontare il tema dei composti chimici presenti nelle falde da cui pescano gli acquedotti di tredici Comuni del basso ed est veronese è diventato oggetto di uno speciale “Piano per la riduzione dell’esposizione della popolazione alle sostanze Pfas”, che interessa 72.000 cittadini residenti nei Comuni di Albaredo, Arcole, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Cologna, Legnago, Minerbe, Pressana, Roveredo, Terrazzo, Veronella e Zimella, ma anche i quasi 6.000 abitanti di Villa Bartolomea.
Gli interventi previsti si svolgeranno per gradi. Quelli a breve e medio termine, di fatto già finanziati, prevedono un esborso di 6.920.000 euro e comprendono anche un’opera già in corso, il potenziamento dell’impianto di potabilizzazione del campo pozzi e del serbatoio presenti a Lonigo nel Vicentino. Interventi dal costo totale di 2.800.000 euro riguardano una struttura che, pescando dalla falda contaminata acqua che viene trattata con filtri a carboni attivi, dovrebbe essere dismessa appena ci saranno i soldi per collegare gli acquedotti a fonti pulite.
Partiranno anche un’opera di ricerca delle perdite e del miglioramento della rete del valore complessivo di un milione di euro e interventi di estensione degli acquedotti, a San Pietro di Legnago (un milione di euro), a Terrazzo (225.000 euro), a Boschi Sant’Anna (135.000 euro), a Villa Bartolomea (220.000 euro), oltre a una serie di interventi minori di ampliamento della rete di distribuzione, dal valore complessivo di 1.160.000 euro.
Indirettamente collegati alla questione Pfas ci sono poi un allungamento della rete previsto a San Bonifacio (160.000 euro) e la realizzazione di un nuovo pozzo a Belfiore (220.000 euro) dove sono già in corso i carotaggi.
Per risolvere il problema dell’acqua potabile nel veronese, però, occorrono oltre a tali investimenti, più di 90 milioni di euro. Serviranno infatti 43 milioni per connettere la centrale di Lonigo a quella di Verona est, più altri 6 per garantire i collegamenti con i campi pozzi di Belfiore e Caldiero, mentre ne occorreranno 42 per connettere la centrale di Bussolengo a Verona est, in modo da garantire una portata sufficiente.