Secam è al lavoro su tutto il territorio provinciale per migliorare la qualità del servizio. Gli interventi hanno lo scopo di adeguare e modernizzare acquedotti, fognature e impianti di depurazione.
Il 1° marzo scorso, infatti, la società di proprietà di Comuni, Comunità montane e Provincia, a seguito della decisione dell’ATO, è diventata il gestore unico del servizio idrico integrato ed è quindi incaricata di vigilare e di intervenire su 758 sorgenti, 439 serbatoi, oltre 2000 chilometri di tubi di cui 1356 di fognatura e 27 impianti di depurazione distribuiti sul territorio di Valtellina e Valchiavenna.
L’attenta ricognizione, partita ancora prima dell’affidamento dell’incarico, aveva già evidenziato una situazione problematica per reti e impianti, alla quale i Comuni, frenati dalle ristrettezze di bilancio degli ultimi anni, non erano stati in grado di porre rimedio.
Numerosi danni da riparare, impianti da modernizzare, reti da adeguare alle nuove normative, investimenti in tecnologia quantificati in milioni e milioni di euro.
“Siamo intervenuti tempestivamente con sforzi straordinari sia dal punto di vista economico, sia per le risorse umane impiegate – spiega l’Amministratore Delegato Gildo De Gianni -, infatti sono state evidenziate problematiche da risolvere prima possibile per evitare che avessero conseguenze sulla qualità dell’acqua erogata ai cittadini e sull’efficienza del servizio”.
“La struttura di Secam si sta dimostrando all’altezza di un compito indubbiamente gravoso – ha continuato De Gianni – il merito dei risultatiche stiamo raggiungendo è dei nostri tecnici e operai che si stanno distinguendo sia per le capacità che per l’impegno, poiché gestire contemporaneamente un numero così alto di cantieri è sempre difficoltoso”. “Insieme a loro è doveroso ricordare l’importante contributo fornito dalle imprese private, perlopiù locali, che partecipano alle numerose gare pubbliche indette da Secam, collaborando efficacemente alla realizzazione delle opere”.
Secam apre e chiude cantieri senza soluzione di continuità secondo il programma approvato dall’assemblea dei Sindaci dell’Ato di Sondrio e dai propri soci. Complessivamente, nel quinquennio 2014-2019, verranno investiti circa 77 milioni di euro che supereranno i 200 nel ventennio di durata della concessione a Secam. Attualmente le opere più importanti dal punto di vista dell’impegno economico sono in corso di esecuzione in Alta Valtellina, nel Morbegnese e nel Tiranese.
Oltre mezzo milione di euro è il costo degli interventi di manutenzione straordinaria su opere di captazione e di sconnessione per gli acquedotti dell’Alta Valle, quasi 300 mila euro sono necessari per l’installazione e la messa in opera di apparecchiature contro l’inquinamento da arsenico in Valfurva.
A Morbegno, presso il fiume Adda, è in corso di completamento l’intervento per l’innesto del nuovo collettore al servizio dei comuni di Dazio e di Civo nel depuratore esistente per quasi 400 mila euro.
A Villa di Tirano si lavora sull’interconnessione con l’acquedotto di Tirano per risolvere i problemi di carenza d’acqua.
Le squadre di operai della Secam sono impegnati anche in Valmalenco, per la messa in sicurezza della tubazione di distribuzione, in Valchiavenna, a Samolaco, Campodolcino, Madesimo, Piuro, Novate Mezzola, a Berbenno, dove si sta completando il potenziamento della rete fognaria di smaltimento, a Sondrio e a Ponte in Valtellina.
I Comuni attualmente interessati da interventi alla rete idrica sono oltre cinquanta, ma il dato si ferma alla fine di novembre, poiché con dicembre, compatibilmente con le condizioni meteorologiche, partiranno altri lavori. Uno sforzo economico straordinario ma necessario.
La società pubblica, Secam, è di proprietà degli Enti locali di Valtellina e Valchiavenna, e dunque dei cittadini, lo scopo perseguito è quello di garantire la qualità dell’acqua e l’efficienza del servizio. Secondo le disposizioni di legge in vigore, la copertura finanziaria degli investimenti deve essere assicurata dalle tariffe pagate dagli utenti. Un’inversione di tendenza rispetto al passato quando erano i Comuni, con fondi propri, a coprire le spese per la manutenzione e l’ammodernamento di reti e impianti.