È un cahier de doléance la lettera inviata da Gianfranco Basterebbe, presidente e amministratore delegato di Sasi, sulle emergenze che riguardano l’approvvigionamento idrico di diversi comuni della provincia di Chieti. Disagi e difficoltà che interessano in particolare Vasto e il Vastese, ma anche alcune comunità del Sangro Aventino, costrette a fare i conti con il razionamento, soprattutto nelle ore notturne, della fornitura di acqua. Problema che si accentua assumendo caratteri emergenziali nel periodo estivo. Nella missiva firmata anche da tutti i comuni coinvolti e inviata a Regione Abruzzo e ai ministri di Economia e Ambiente, il numero uno della società che gestisce il servizio idrico dei 92 comuni della provincia di Chieti chiede che si attivi un tavolo tecnico per affrontare il problema e, soprattutto, «tutte le opportune procedure affinché possano essere reperiti i fondi necessari al superamento del gap infrastrutturale esistente».
Alla base dei disagi, infatti, non vi è però l’assenza di risorsa, ma la vetustà delle reti di trasporto e distribuzione, il cui quadro è tracciato con dettaglio nella missiva. Ben il 42% delle adduttrici ha oltre 60 anni di età, e ancora peggiori sono i numeri della infrastruttura di trasporto: il 12% è stato realizzato prima del 1950, il 38% tra il 1950 e il 1970, il 19% tra il 1970 e il 1980, il 21% tra gli anni Ottanta e Novanta, mentre solo il 10% dopo il 1990. La conseguenza di tale situazione è ben riassunta nell’analisi dei dati per il 2016 e il 2017 sulle interruzioni di servizio, con la «sommatoria del prodotto delle durate delle interruzioni annue (superiori a un’ora) per il rispettivo numero di utenti finali soggetto a tali interruzioni – si legge nella lettera – pari a oltre 145.500.000 ore»!
Nella parte finale della missiva sono anche individuate le soluzioni prioritarie complessive della spesa. Spesa che, comunque, Sasi, per la sola area del vastese aveva quantificato in circa 30 milioni di euro, cifra che però l’azienda non possiede.
Tra gli interventi individuati, l’incremento della disponibilità idrica attraverso la potabilizzazione delle acque di risulta sul fiume Sangro e del fiume Trigno, la costruzione delle interconnessioni tra i diversi sistemi acquedottistici gestiti, il potenziamento delle attività di ricerca perdite, l’ammodernamento e distrettualizzazione delle reti di distribuzione. A questi si aggiungono interventi, già finanziati nel masterplan, urgenti e necessari, però non risolutivi, come la realizzazione di due rilanci sull’acquedotto Fara-Casoli-Vasto-San Salvo, l’efficientamento delle reti nel comprensorio di San Salvo e di Vasto, la costruzione del collegamento tra il potabilizzatore e il serbatoio di San Salvo, il rifacimento della condotta Capo di Fiume-rilancio Polena, la messa in sicurezza della sorgente Surienze.