SACA (Servizi Ambientali Centro Abruzzo), che gestisce il servizio idrico in 36 Comuni dell’Ato 3 Abruzzo, è una realtà solida che però deve fare i conti con un problema molto comune tra le aziende attive in questo settore: la scarsa disponibilità di fondi per portare avanti tutto il lavoro da fare. Un dato su tutti: l’azienda ha chiuso il bilancio 2015 con un utile netto di 254.000 euro e con ricavi aumentati dai 8,6 milioni di euro dell’anno precedente a 9,1 milioni.
Gli interventi che l’azienda riesce ad autofinanziare sono solo una piccola parte delle opere indispensabili per garantire un servizio efficiente, per le quali occorrono fondi straordinari che devono arrivare dal governo.
Saca ha attualmente a disposizione 5 milioni di fondi Fas, dei quali oltre 500.000 cofinanziati dalla stessa azienda, e circa 4,1 milioni di fondi dei vecchi Docup riprogrammati, dei quali, anche in questo caso, circa 1 milione cofinanziato. Risorse con le quali si conta di intervenire in via prioritaria sui depuratori non funzionanti o sotto dimensionati, con ben 4,1 milioni già impegnati per un intervento sull’impianto di Pescasseroli (L’Aquila), nel cuore del Parco Nazionale dell’Abruzzo, Lazio e Molise.
Intanto l’azienda porta avanti anche i lavori sui depuratori di Canzano, Castel di Sangro e Campo di Giove, mentre stanno per iniziare quelli sugli impianti di Pescocostanzo e Bagnaturo, una frazione di Sulmona.
Ma molto altro deve essere fatto: in attesa delle necessarie risorse, 5 milioni previsti nel Masterplan per il Sud e 1,9 del decreto Sblocca Italia, sono i primi interventi che interesseranno la rete idrica che, su ampie porzioni di territorio è costituita da condotte ormai vecchie e usurate, che disperdono oltre il 30% dell’acqua. In attesa che i fondi vengano sbloccati, l’azienda ha iniziato a installare dei misuratori nei vari centri abitati, cominciando dall’Alto Sangro, dove l’acqua viene pompata dalle sorgenti, in modo da capire dove si verificano le maggiori perdite per intervenire in via prioritaria.
Altro progetto che l’azienda intende sviluppare, in accordo con il Parco Nazionale della Majella, è l’utilizzo della fitodepurazione per l’adeguamento dell’impianto di depurazione delle acque reflue di Pescocostanzo. Il progetto prevede che, intorno all’impianto, vengano insediate specie selvatiche di piante depurative (tifa, iris, coltellaccio, salici) in grado di ossigenare e purificare l’acqua e trattare naturalmente i reflui. Per la sua realizzazione, il Parco fornirà circa 8.000 piante autoctone, scelte all’interno dei suoi giardini botanici, garantendo anche assistenza nella fase di piantumazione.