Un importante traguardo è stato raggiunto da Veritas nel campo dei rifiuti. La multiutility veneta è la prima realtà italiana ad aver tracciato tutte le nove filiere dei rifiuti secondo la prassi nazionale UNI/PdR 132:2022, entrata in vigore a settembre del 2022, che definisce la gestione dei flussi dei rifiuti urbani, dal conferimento da parte dei cittadini fino alla raccolta, trattamento e, infine, riutilizzo o trasformazione dei vari materiali. Il risultato ottenuto da Veritas rappresenta un importante passo avanti verso il rispetto dei principi dell’economia circolare, la sostenibilità ambientale e la trasparenza nei confronti dei cittadini e del territorio. Ed è anche un modo per calcolare le tonnellate di CO2 equivalente non emessa grazie al mancato utilizzo di materie prime e all’accorciamento delle filiere.
Verificare gli obiettivi di riciclo europei
Un ente terzo ha tracciato i flussi di carta, cartone e tetra pak, vetro, plastiche, metalli, frazione organica, verde, sfalci e ramaglie, rifiuto secco residuo, legno e ingombranti raccolti nel 2022 nei 45 comuni del territorio del Gruppo Veritas, ovvero l’intera Città metropolitana di Venezia e il comune di Mogliano Veneto. I processi sono stati certificati per consentire alla multiutility di verificare il rispetto dell’obiettivo fissato dall’Unione europea del 65% di effettivo recupero entro il 2035.
Alti livelli di recupero
Passando ai numeri, l’azienda nel 2022 ha raccolto 509.565 tonnellate di rifiuti urbani, il 71,8% dei quali differenziati. Tracciando le filiere è stato possibile certificare l’effettivo recupero e trasformazione in nuove materie prime seconde del 94% dei metalli raccolti in maniera differenziata, dell’85% del vetro e dell’87% della carta. Per quanto riguarda la plastica, il 70% è diventata nuova materia, mentre la parte restante energia, in quanto non tutte le plastiche sono riciclabili, a causa delle condizioni in cui sono conferite.
Evitate oltre 185.000 tonnellate di CO2
La frazione organica, il verde, le ramaglie e gli sfalci, raccolti in maniera differenziata, sono stati interamente trasformati in compost o in biogas. Il rifiuto secco residuo, dopo essere stato vagliato per recuperare tutto quello che era stato conferito per errore dai cittadini e poteva essere riciclato, è stato trattato nell’impianto di Fusina, dove è diventato prima combustibile solido secondario (Css), poi energia elettrica. L’83% del legno differenziato è stato utilizzato per realizzare nuovi pannelli per mobili e arredi per case e uffici, mentre il rimanente, costituito soprattutto da legno trattato, quindi non riutilizzabile, è diventato anch’esso energia. Infine, dai materiali e rifiuti ingombranti è stato recuperato il 25%, soprattutto legno e ferro, per esempio le reti dei letti. Grazie a questi processi nel 2022 è stato possibile evitare l’emissione di 185.567 tonnellate di CO2 equivalente e rispettare le norme europee sulla reale percentuale di recupero, con 13 anni di anticipo sulla scadenza.