Le portate minime notturne sono spesso utilizzate come un indicatore delle perdite in rete, nell’ipotesi che i consumi divengano in tali ore trascurabili. Ne consegue che quando per un distretto sono disponibili misure contemporanee di portate notturne e di pressione, si cerchi di interpretare questi dati mediante le più comuni leggi di perdita, ossia di formule che normalmente legano la portata fuoriuscente da una perdita alla differenza tra il carico all’interno e all’esterno della condotta.
Alcuni limiti di questa operazione sono noti e legati al reale significato della portata minima notturna, non necessariamente ed esclusivamente limitata alle perdite fisiche ma comprendente, ad esempio, consumi notturni non deterministicamente noti.
Altri limiti, forse meno evidenti, sono legati all’ipotesi che più perdite che seguano una data legge debbano comportarsi nel loro insieme come una singola perdita governata dalla medesima legge.
Questo secondo aspetto è meno trattato in letteratura, anzi spesso si tende a unire o meglio a mischiare, nella validazione delle leggi di perdita, dati provenienti da laboratorio su singole perdite e dati provenienti da interi distretti. A ciò ha sicuramente contribuito l’animarsi negli ultimi decenni della discussione sulla validità o meno della legge di Torricelli come legge di perdita e la conseguente ricerca di dati che potessero validarne altre ad essa alternative.
In effetti le due formule più diffuse, la legge di potenza e la legge lineare, non sono affatto in contrasto con la legge di Torricelli quanto con la sua ipotesi che l’area della perdita non possa variare con la pressione nella condotta. Queste formule sono state validate in laboratorio per le singole perdite, anche utilizzando tubi provenienti da sistemi reali [1,2]. Sempre in laboratorio, si è visto anche come le caratteristiche del materiale della condotta possano influenzare la legge di perdita [3]: un materiale viscoelastico può addirittura introdurre un comportamento isteretico della legge di perdita, con una sua variabilità nella giornata in dipendenza della storia e non solo del valore istantaneo della pressione [4,5].
L’applicazione delle leggi di perdita alle portate immesse in un distretto, ancorché di notte, richiede ulteriore cautela. Da un lato si può evidenziare come una variabilità locale di altezza piezometrica, forma e orientamento delle perdite produca una notevole variabilità delle singole leggi di perdita e ne distorca la media [6,7]. Dall’altro, la scelta stessa del valore di pressione da inserire nelle formule richiede attenzione, poiché all’impossibilità di conoscere con precisione la pressione alle singole perdite si risponde al più con l’impiego di un unico valore rappresentativo di quanto accade nel distretto.
I dati raccolti da Acqualatina nel distretto del centro storico di Lenola consentono un primo approccio al problema e di evidenziare alcune criticità nell’uso delle leggi di perdita per interpretare la relazione tra portata e pressione in distretti.
di M. Ferrante, B. Brunone, S. Meniconi, C. Capponi- Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale, Università di Perugia
D. Verde, E. Cima- Acqualatina
Questo abstract fa parte di una serie di interventi tecnici che verranno presentati durante il Convegno “Università e mondo dell’industria: collaborazione e trasferimento tecnologico” – H2O Bologna 22/24 ottobre.
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