Sono diversi gli interventi contenuti nel piano del governo regionale per fronteggiare la crisi idrica che sta mettendo in ginocchio Palermo e i comuni della sua provincia. Illustrati dal presidente della Regione, Nello Musumeci, e presentati all’Ars, l’Assemblea regionale siciliana, gli interventi, messi a punto con il gestore del servizio idrico Amap, comprendono la realizzazione di un bypass dell’acquedotto di Scillato, che porta le acque prelevate dalle omonime sorgenti in città, la costruzione di nuovi dissalatori tra Palermo e Trapani, e il ricorso a pozzi privati. Al primo posto del programma si pone dunque l’intervento sul bypass dell’acquedotto Scillato, già inserito e finanziato nel Patto per la Sicilia, che prevede in totale una spesa di 4.888.000 di euro, dei quali 3.888.000 a carico dello Stato e 1 milione a carico di Amap, per consentire l’utilizzo integrale della fonte. Il progetto esecutivo, redatto dal gestore, prevede il rifacimento di un tratto di acquedotto danneggiato da una frana nel 2002 e parzialmente ripristinato limitatamente a una portata di 380 l/sec. I lavori consentiranno l’utilizzo fino alla portata integrale pari a 550/700 l/sec. A questo seguirà il ripristino della condotta già esistente che consentirebbe il parziale vettoriamento delle acque rese dalla sorgente Presidiana di Cefalù, circa 130 l/sec, in ragione della necessità di miscelazione delle acque in assenza di apposito trattamenti di abbattimenti dei Sali. In pratica l’opera comporta la sostituzione di circa 7000 metri di condotte danneggiate e il rifacimento dell’attraversamento del fiume Imera. A questo si aggiunge la realizzazione di un nuovo impianto di dissalazione alimentato con acque della sorgente Presidiana, in modo da sfruttare integralmente la fonte. Il piano della Regione comprende anche la valutazione di ulteriori impianti per la potabilità di acquemarine di nuova generazione in siti strategici già infrastrutturati a Trapani e Palermo. Infine, l’utilizzo di pozzi privati già identificati e resi disponibili dai proprietari, che però richiedono l’autorizzazione sanitaria all’uso potabile. In questo modo si otterrebbero altri 200 l/sec di acqua.