L’idea di Snam di dividere il progetto per la realizzazione della dorsale sarda del gas in tanti piccoli interventi non piace a Regione Sardegna, che ha espresso i suoi dubbi nelle osservazioni inviate al Ministero dell’Ambiente, mettendo al primo posto la necessità di procedere con una valutazione unitaria dei progetti proposti, per «evitare qualsiasi frazionamento delle valutazioni, una più adeguata stima degli impatti e, infine, una migliore gestione dell’economia dei procedimenti». Le perplessità espresse dall’assessorato all’Ambiente sono diverse; innanzitutto, la coesistenza di due progetti analoghi per la dorsale del gas sono stati presentati sia da Snam sia da Società gasdotti Italia (Sgi) e con modalità molto simili. Nei mesi scorsi si era parlato anche di un accordo per l’unificazione dei due progetti, ma anche su questo aspetto la Regione auspica chiarimenti, anche per valutare la sussistenza o meno di impatti cumulativi tra i due progetti. Le perplessità però vanno oltre. L’osservazione elenca tutti gli interventi legati alla metanizzazione dell’isola, sebbene limitati al tratto Sud: tre condotte principali per una lunghezza di 150 chilometri e otto linee secondarie per una lunghezza complessiva di 80 chilometri. Poi altre infrastrutture, quali il progetto Galsi; i depositi costieri di Santa Giusta – Oristano proposti da Ivi, Higas e Edison; i due metanodotti citati e il terminale Gnl Isgas di Cagliari. Secondo la Regione c’è la «totale assenza di una valutazione degli impatti cumulativi» di questi interventi. La regione fa notare poi come sul quadro di riferimento progettuale «nella documentazione presentata è completamente assente l’analisi delle alternative, fondamentale nelle procedure di Valutazione d’impatto ambientale, che la normativa in vigore impone di analizzare». Mentre sotto l’aspetto ambientale per l’assessorato mancherebbe «del tutto l’analisi degli impatti relativi alla componente atmosfera», sia nella fase della realizzazione del cantiere sia in quella di esercizio dell’impianto. Maggiori dettagli sono poi auspicati nelle analisi sugli aspetti legati all’acqua, al suolo, alla vegetazione. E sulla base delle indicazioni date dall’Ufficio tutela del paesaggio si chiede una rivisitazione del tracciato che segua, per quanto è possibile, la viabilità esistente e i confini catastali per evitare la parcellizzazione del paesaggio agrario. Duro il giudizio anche sulla valutazione di incidenza: «Il documento non appare adeguatamente redatto», per una valutazione degli impatti sulle specie e gli habitat dei siti Natura 2000 coinvolti, «considerato che non è stato esplicato il percorso logico che ha portato alla scelta del tracciato». Ora la palla torna a Snam, che potrà presentare integrazioni e chiarimenti ai rilievi mossi dalla Regione.