Già dell’inizio di gennaio, Siciliacque, in ottemperanza delle disposizioni l’Autorità di bacino ha ridotto del 10% e in alcuni casi del 15% la portata d’acqua a 39 Comuni che si trovano nelle province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo collegati direttamente al Fanaco o ad altri acquedotti alimentati da questo invaso. Successivamente sono stati coinvolti nel piano di riduzione anche 15 Comuni del Trapanese.
Potenziamento dell’acquedotto Favara di Burgio
Il piano di razionamento verrà affiancato da alcune misure per mitigare la crisi idrica. Il primo intervento prevede la trivellazione di un nuovo pozzo per attingere acqua dalla falda del Favara di Burgio. In base a uno studio condotto da Siciliacque, con questa nuova fonte di approvvigionamento, sarà possibile incrementare l’immissione in rete di 40 litri d’acqua al secondo. Le procedure ordinarie per la realizzazione dell’opera, tuttavia, prevedono un iter dalla durata superiore all’anno. Motivo per cui, fa sapere il Gestore, è stato chiesto all’Autorità di Bacino di trovare un percorso autorizzatorio che abbrevi i tempi di trivellazione.
Maggiori rifornimenti dalla diga Ragoleto
La seconda strategia di mitigazione della crisi prevede il prelievo di maggiori quantità d’acqua dalla diga Ragoleto, gestita dalla raffineria Eni di Gela, alla quale è stata già avanzata formale richiesta. Infine, Siciliacque si attiverà per ripristinare tre vecchi pozzi di contrada Zacchia, in territorio di Prizzi, abbandonati trent’anni fa dall’Eas (l’Ente acquedotti siciliani messo in liquidazione coatta dalla Regione). Questa operazione porterebbe al recupero di altri 30 litri d’acqua al secondo.
In ogni caso Siciliacque sottolinea che i piani di riduzione, attuati per effetto della crisi idrica del sistema Fanaco, saranno aggiornati in base alle determinazioni dell’Osservatorio sugli utilizzi idrici del distretto idrografico della Sicilia istituito presso l’Autorità di Bacino.
