Il WRc è un centro di eccellenza indipendente che opera in diversi settori tra cui Acqua, Ambiente, Gas e Gestione delle Risorse ed annovera come clienti: organi di regolazione, utilities nel settore dei servizi idrici del gas e dei rifiuti, organizzazioni governative, ONG, organizzazioni commerciali. Originariamente ente di ricerca governativo Britannico, con un’eredità nel settore internazionale dell’acqua e dell’ambiente che risale a più di 90 anni, opera con 160 tecnici ed esperti di fama internazionale che sviluppano continuamente le proprie reti professionali.
Grazie agli ingenti investimenti in ricerca e sviluppo fatti negli anni ’80 dal governo Britannico per supportare processo di privatizzazione dell’Industria Idrica Nazionale (1989) il WRc ha definito procedure, metodologie e sviluppato strumenti e tecnologie, che sono diventati dei riferimenti universali nel panorama tecnologico della ricerca e controllo delle perdite idriche e della ottimale gestione delle infrastrutture idriche (metodologia del “District Metering – DMA”; “data logger” (brevetto del 1978) “microcorrelatore” (brevetto del 1982) etc. procedure di “asset management”)
Mentre la metodologia sviluppata dal Water Research Centre veniva applicata in tutte le realtà gestionali della Gran Bretagna e nel mondo. il WRc ha continuato a sviluppare approcci innovativi, supportati da modelli di calcolo ed algoritmi proprietari che gestiscono la grande quantità di dati derivanti dall’applicazione delle nuove tecnologie, e da avanzate tecnologie di verifica in campo della consistenza delle infrastrutture (asset management: https://www.wrc-infrastructure.co.uk/) focalizzando lo sforzo tecnologico e di innovazione sui principali temi gestionali del terzo millennio:
1. identificare la priorità degli investimenti;
2. ottenere il massimo beneficio dalle risorse disponibili
La presentazione si focalizza proprio su un esempio in Italia di applicazione delle nuove ed innovative tecnologie di “data driven asset management” sviluppate dal WRc. L’applicazione, in avviamento presso Ingegnerie Toscane (Gruppo ACEA) sui dati della rete idrica di Firenze, consentirà di ottenere:
- La definizione di un sistema di allerta per prevenire rotture catastrofiche (main bursts) delle tubazioni tramite la definizione di manutenzione preventiva e proattiva;
- La comprensione dell’impatto degli eventi climatici sui cespiti per supportare la pianificazione a breve termine degli interventi di controllo perdite;
- L’identificazione delle tubazioni critiche all’interno dei vari Distretti per ottimizzare le attività di ricerca perdite e di sostituzione/riabilitazione delle tubazioni.
Le tecnologie che verranno applicate si integrano perfettamente nel processo evolutivo della regolazione economica di ARERA in Italia. Va infatti ricordato che il WRc ha prestato (e sta prestando) supporto scientifico alla evoluzione del sistema regolatorio dell’Inghilterra e del Galles passato, con un processo iniziato nel 2007, da un sistema focalizzato sulla valutazione dei cespiti (asset condition-based assessment) ad un sistema focalizzato sulla capacità dei cespiti, di fornitura di servizio ai Clienti (assessment of serviceability to customers) mediante definizione di KPIs, qualità tecnica etc.
Una ultima, conclusiva considerazione. Il servizio idrico in Europa ed in Italia ha dovuto affrontare un grande sforzo infrastrutturale nel dopoguerra per far fronte alla crescita demografica (baby boom) e del benessere (nuove case, nuovi quartieri). Negli anni ’80 e ’90, lo sforzo infrastrutturale si è concentrato nella salvaguardia ambientale (fognature, impianti di trattamento reflui etc.) e da fine millennio ad oggi, sul miglioramento degli standard ambientali e dei livelli di servizi (anche sotto l’impulso delle Direttive della UE). Quasi tutti questi investimenti sono stati fatti attingendo alla fiscalità generale, facendo crescere il debito pubblico dei vari Stati (tipico l’esempio dell’Italia).
Ci troviamo a gestire infrastrutture di 40, 50 o più anni, mentre quelle nuove, innovative, ad elevato contenuto tecnologico, hanno ridotte vite tecniche. Se non facciamo da subito una adeguata gestione degli asset, rischiamo di lasciare l’enorme problema della manutenzione e sostituzione di queste infrastrutture alle generazioni future. Le abbiamo costruite lasciando loro un elevato debito pubblico, le dobbiamo correttamente manutenere, senza lasciar loro il grosso problema del ripristino.
Dobbiamo investire di più, e meglio!