Le reti idriche italiane presentano diverse carenze. La media di perdite del nostro Paese è del 40% di acqua anche se, andando nello specifico, la situazione è molto diversificata sul territorio nazionale, dove si trovano punte di eccellenza e picchi di cattive pratiche. A ribadirlo è Utilitalia, la Federazione delle imprese di acqua, energia, ambiente, che altrettanto chiaramente ha ribadito che servirebbero investimenti di almeno 5 miliardi di euro l’anno per una rigenerazione, riparazione e manutenzione delle reti e per opere ormai necessarie. La voragine del Lungarno a Firenze è un episodio clamoroso che permette però di tracciare un panorama dello stato dell’arte nel Paese. “Firenze, come succede alla parte più preziosa dell’Italia, soffre la delicatezza di tutte le città storiche – ha spiegato il presidente di Utilitalia e di A2A Giovanni Valotti -. Posso dire però che la Toscana è una delle Regioni avanzate rispetto al resto del Paese, sia per le condizioni delle strutture idriche sia per gli investimenti in manutenzione delle reti. Servono almeno 5 miliardi di investimenti realizzati e non solo programmati all’anno, tutti gli anni. Invece siamo a meno di un terzo, 1,5-1,6 miliardi”.
Secondo la Federazione oltre un terzo dell’acqua erogata si perde nei tubi: ogni 100 litri se ne perdono circa 40, ma il livello di efficienza della rete cambia in base all’area geografica. E infatti, secondo un recente report di Cittadinanzattiva – in cui si fa presente che in Toscana le tariffe sono tra le più alte d’Italia – la dispersione di rete più elevata che arriva fino al 60% si ha in Calabria e nel Lazio; le migliori sono Valle d’Aosta (20%) e Trentino Alto Adige (26%).
La media di investimento, osserva Utilitalia, è di 34 euro per abitante all’anno, contro una media europea che viaggia tra gli 80 e i 130 euro. Investimenti che però si abbassano quando a gestire le aree sono direttamente gli enti locali, con la media che scende a 12 euro. Il 95,6% della popolazione è collegata ad acquedotti, il 78,5% è collegata a un depuratore (ma oltre il 30%, specie al Sud, ha problemi sotto questo aspetto), il 7% non è collegata al servizio di depurazione; per quanto riguarda i livelli di continuità del servizio, circa il 9% delle famiglie dichiara di subire irregolarità nell’erogazione. Per il presidente di Utilitalia “Si tratta di una situazione gravissima che necessiterebbe un recovery plan; tra l’altro, spesso le aziende programmano gli interventi ma non riescono a portarli a termine in tempi brevi a causa di iter burocratici”.