01/03/2016

Niente più cromo nell’acqua di Brescia


Cromo esavalente praticamente azzerato e altri inquinanti sotto i limiti di legge. È il tenore delle acque di Brescia raccolto nel primo rapporto dell’Osservatorio “Acqua Bene Comune” presentato a palazzo Loggia, sede della giunta comunale. L’ente di nuova formazione, in carica fino al 2018, è formato dall’assessore all’ambiente Gianluigi Fondra, dai rappresentanti dei sindacati, Asl, dai rappresentanti delle opposizioni in Comune, scuole paritarie e pubbliche e dalle associazioni ambientaliste. L’organo che ha illustrato la relazione, positiva dal punto di vista delle acque, attribuisce il merito ad A2A di aver investito 4 milioni di euro per sanare le acque cittadine. Attualmente la concentrazione di cromo VI è di 2 microgrammi per litro, il minimo rilevabile e ampiamente sotto i 50 fissati dalla legge.

Un altro tema cui l’osservatorio è chiamato a intervenire sono le falde inquinate per secoli di industrializzazione e la mancanza del depuratore della Valtrompia. Per questo motivo, l’attenzione del gruppo si allargherà anche all’hinterland per capire la situazione e trovare i rimedi ai casi più critici. La relazione dell’osservatorio parla di 705 chilometri di tubi, 41 pozzi e tre sorgenti. Dal 2014 sui venticinque punti di accesso alla rete idrica della città sono stati eseguiti 4.600 controlli e verificati oltre 50 mila parametri.

Dal punto di vista dell’acqua e del ciclo idrico, intanto, il Consiglio provinciale di Brescia ha approvato gli atti per formare la società di gestione unica “Acque Bresciane”. All’inizio sarà pubblica, poi vedrà la presenza anche di una componente privata, pur restando nella minoranza. Le reti, infatti, si mantengono pubbliche, le decisioni saranno affidate all’assemblea dei sindaci per approvare piani e investimenti e la Provincia vigilerà, attraverso l’ufficio d’ambito, il rispetto del contratto.

 

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