Dal magazine - edizione settembre/ottobre 2024
Le microplastiche (MPs), considerate contaminanti ubiquitari per la loro diffusa presenza negli ecosistemi, costituiscono una classe molto eterogenea in termini di composizione chimica, colore, forma e dimensioni. Secondo la definizione dell’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche (ECHA), le dimensioni delle particelle possono variare da 1 nm a 5 mm, mentre le fibre hanno dimensioni che vanno da 3 nm a 15 mm, con un rapporto lunghezza/diametro superiore a 3. Inoltre, a seconda di come le MPs sono introdotte nell’ambiente possono essere classificate in due categorie: microplastiche primarie, immesse direttamente nell’ecosistema, e microplastiche secondarie, generate dalla frammentazione di plastiche di dimensioni maggiori a seguito dell’azione degli agenti atmosferici.
Negli ultimi decenni, l’attenzione verso le MPs è aumentata in modo significativo, a causa della loro potenziale correlazione con problematiche ambientali e sanitarie. Le matrici ambientali maggiormente contaminate da MPs sono quelle acquatiche, in particolare mari e oceani, ma anche acque interne. Nelle acque interne, infatti, le MPs sono trasportate anche per lunghe distanze e derivano da differenti fonti quali, ad esempio, attività industriali, degradazione di oggetti di plastica dispersi nell’ambiente e rilascio di fibre da capi sintetici negli scarichi delle lavatrici.