L’approvazione da parte della Provincia del Piano d’Ambito che prevede un budget di 1,43 miliardi di euro per gli investimenti nel sistema idrico, dei quali 817 milioni destinati alla depurazione e 610 agli acquedotti, è una vera manna per i 63 Comuni messi sotto procedura di infrazione da parte dell’Unione europea per il mancato adeguamento dei sistemi di depurazione o perché del tutto privi di tali impianti. Un problema che riguarda un Comune su tre della provincia e un bacino di 280.000 abitanti. Ma anche una corsa contro il tempo per evitare – presentando entro la fine del 2017 progetti di risanamento con copertura finanziaria – almeno quattro quinti del parco multe che potrebbe scattare nel prossimo triennio: 250 milioni sui complessivi 368.
Del resto si tratta di una situazione comune a gran parte dell’Italia: sono infatti circa 1000 nel complesso i Comuni della Penisola che non rientrano nei parametri, ma Brescia detiene il record negativo di inadempienze e bocciature. Le criticità maggiori riguardano la Valtrompia, dove però il progetto di depurazione di Concesio è finalmente in rampa di lancio. In apnea la Valcamonica e il Garda dove – non senza qualche perplessità logistica legata alla scelta di localizzare il depuratore comprensoriale del Benaco a Visano -, sta faticosamente muovendo i primi passi il mega collettore destinato a servire i paesi rivieraschi bresciani e veronesi. Ma i commissari europei hanno puntato il dito anche su diversi agglomerati della Bassa, dove gli impianti di depurazione sono inesistenti, vecchi, inadeguati e malfunzionanti. Le motivazioni sono sempre le stesse: non è stato dimostrato che tutto il carico di reflui riceve un adeguato trattamento. Tra i 63 paesi bresciani della lista nera, 17 possono fare affidamento su progetti già definiti dai gestori.