Brutte notizie per il teleriscaldamento a biomasse. È stata infatti confermata l’abrogazione delle misure introdotte dalla legge di stabilità 2016, che estendevano il periodo di incentivazione per gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati a biomasse, biogas e bioliquidi. La cancellazione delle disposizioni è contenuta nella “legge europea 2018”, ovvero la legge 3 maggio 2019 numero 37, che all’articolo 21 abroga i commi 149, 150 e 151 della legge di stabilità 2016 (legge 208/2015), con la quale ad alcuni impianti, cessati o in via di cessazione, era stata data la possibilità di beneficiare di ulteriori nuovi incentivi rispetto a quelli già erogati dalla vecchia disciplina a sostegno delle fonti energetiche rinnovabili.
Alla base della scelta c’era la volontà di eliminare un incentivo eccessivamente generoso verso gli impianti alimentati a biomassa poco virtuosi, ad esempio le grandi centrali che producono esclusivamente energia elettrica bruciando biomassa legnosa importata dall’estero. Il problema, però, è la natura non selettiva del nuovo provvedimento che colpisce in modo indistinto l’intero settore, anche le esperienze più virtuose, come la cogenerazione abbinata al teleriscaldamento, che sostengono la vita e l’economia dei nostri territori di montagna. Non a caso la Fiper, Federazione italiana produttori di energia rinnovabile, ha parlato del provvedimento come di «un altro colpo per l’economia di montagna».
Del resto Fiper, per bocca del suo presidente, Walter Righini, già lo scorso marzo, dopo l’approvazione della legge alla Camera dei Deputati, aveva criticato vigorosamente questa mancata differenziazione, facendo notare proprio come «per il Governo non c’è differenza tra i grandi impianti di sola produzione elettrica che acquisiscono biomassa con le navi e i piccoli impianti co-generativi abbinati a reti di teleriscaldamento a biomassa, che si approvvigionano di biomassa legnosa proveniente dalla manutenzione dei boschi circostanti nelle aree alpine e appenniniche del Bel Paese».