Non sprecare le opportunità offerte dal biometano, in termini ambientali, di salute e di posti di lavoro. È l’appello lanciato nel corso del convegno organizzato da Legambiente e svoltosi a Bologna, con il patrocinio di Regione Emilia Romagna, dal titolo “La nuova frontiera del biometano”, dove tecnici, istituzioni e imprese si sono ritrovati per fare il punto della situazione sul settore.
Il biogas “fatto bene”, prodotto nel rispetto della biodiversità e dell’uso dei suoli agricoli, può rivestire infatti un ruolo determinante nella strategia energetica nazionale e sul fronte della lotta al mutamento climatico. Inoltre è una grande opportunità per rendere più sostenibile il consumo di energia domestica e industriale e del sistema dei trasporti, per ridurre l’inquinamento atmosferico e migliorare la gestione dei rifiuti, senza contare i benefici per quanto riguarda la creazione di nuovi posti di lavoro.
«Per centrare in pieno questi obiettivi è necessario però completare definitivamente il quadro normativo che ancora oggi vieta l’immissione del biometano in rete, pratica utilizzata invece da molti anni in diversi paesi europei – ha commentato il direttore di Legambiente Stefano Ciafani -. La speranza è che il nuovo decreto interministeriale per l’utilizzo del biometano e dei biocarburanti, attualmente in consultazione pubblica, venga velocemente pubblicato».
L’associazione ambientalista è tra i sostenitori e sottoscrittori della Piattaforma Biometano, promossa dal Consorzio Italiano Biogas (CIB) che ha come obiettivo permettere il pieno sfruttamento del suo potenziale che al 2030 potrebbe raggiungere gli 8,5 miliardi di metri cubi prodotti (di cui 0,5 da rifiuti – escluso quello proveniente da discarica, difficile da stimare – e il resto da agricoltura).
Attualmente il nostro Paese è il secondo produttore europeo e il quarto a livello mondiale di biogas: vanta 1.200 impianti nelle aziende agricole, investimenti per 4,5 miliardi di euro e una produzione di 2,5 miliardi di “normal metri cubi” di biometano. Un comparto che, nonostante ancora tutte le carenze normative, ha già creato 12.000 posti di lavoro.
Sulla stessa lunghezza d’onda, Agostino Re Rebaudengo, presidente di AssoRinnovabili, che ha sottolineato come «lo sviluppo del biometano avrà forti sinergie con due asset fondamentali dell’Italia in tema di politiche energetiche: la rete nazionale del gas naturale, una delle più capillari ed estese d’Europa, in cui potrebbe essere immesso; e il parco auto a metano, di gran lunga il più importante d’Europa». Parco che oggi conta poco meno di un milione di veicoli tra autobus, autocarri per trasporto merci, autoveicoli e autovetture, trattori stradali e motrici e che, grazie al biometano, potrebbe svilupparsi ulteriormente.