Negli ultimi anni l’Italia ha visto il susseguirsi di situazioni climatiche estreme, in termini di:
- temperature raggiunte
- scarsità di precipitazioni
- alluvioni.
In particolare, un carattere di vera e propria emergenza sta assumendo il problema della siccità, che sta causando diffusi regimi idrologici di magra, la mancata ricostituzione delle scorte naturali, come nevai, ghiacciai, falde, laghi, unita a un incremento della domanda di acqua per le diverse attività umane. In questo contesto si inseriscono le otto proposte lanciate da Utilitalia, la Federazione delle imprese dei servizi pubblici, le cui associate forniscono i servizi idrici all’80% della popolazione della Penisola.
Pronti investimenti per 11 miliardi
Proposte che mirano a favorire l’adattamento infrastrutturale delle reti idriche al cambiamento climatico e che vedono i gestori pronti a mettere in campo investimenti per circa 11 miliardi di euro nei prossimi 3 anni. Nello specifico, il programma di Utilitalia prevede di destinare:
- 7,8 miliardi a interventi per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento idrico delle aree urbane e una maggiore resilienza delle infrastrutture
- 3,1 miliardi per contrastare il fenomeno delle dispersioni idriche.
Le otto proposte
Le proposte della Federazione vanno dalla promozione dell’uso efficiente dell’acqua al riuso, dal sostegno alla presenza di gestori industriali fino alla realizzazione delle opere strategiche studiate. Ma vediamole nel dettaglio.
- Uso efficiente dell’acqua, incentivando ulteriormente la riduzione delle perdite e i comportamenti virtuosi: gli investimenti sono in costante aumento, cresciuti del 22% negli ultimi 5 anni, con un valore pro capite di 49 euro l’anno, ancora però lontano dalla media europea che è di circa 100 euro. Al tempo stesso il consumo pro capite di acqua potabile si attesta in Italia sui 215 litri per abitante al giorno, rispetto ai 125 litri della media europea.
- Realizzazione delle opere infrastrutturali strategiche: grandi invasi a uso plurimo, invasi di piccole e medie dimensioni a uso irriguo e di interconnessioni delle reti idriche per favorire l’adattamento e per garantire a ogni territorio una pluralità di fonti, prevenendo le emergenze future.
- Riutilizzo efficiente delle acque depurate a fini agricoli o industriali: questo rappresenta un potenziale enorme, pari a circa 9 miliardi di metri cubi all’anno, che in Italia viene sfruttato solo per il 5% e che potrebbe essere impiegato in misura maggiore, dove economicamente efficiente. Tra le misure abilitanti, Utilitalia chiede di aggiornare il DM 185/2003 alle disposizioni del Regolamento europeo 2020/741 e di individuare la corretta copertura dei costi inerenti l’implementazione degli impianti e infrastrutture necessarie per il riuso, anche di stoccaggio.
- Contrastare l’avanzata del cuneo salino attraverso l’aumento dei volumi delle falde: la progressiva salinizzazione della falda e delle acque di transizione è uno degli effetti più gravi della siccità e rende le acque emunte inutilizzabili a fini potabili e agricoli. Lo scorso anno il cuneo salino è risalito di diverse decine di chilometri nel Po, nell’Adige, nel Piave e lungo il Livenza, e l’impinguamento della falda rappresenta una soluzione che contrasta l’immissione di acqua salata dal mare.
- Diversificare la strategia di approvvigionamento, con la produzione complementare di acqua potabile anche attraverso la dissalazione: in Italia le acque marine o salmastre rappresentano solo lo 0,1% delle fonti di approvvigionamento idrico, contro il 3% della Grecia e il 7% della Spagna. Anche in questo caso la Federazione chiede di modificare o abrogare l’art.12 della legge 60/2022 che aumenta i tempi e la complessità degli iter autorizzativi per la realizzazione dei dissalatori.
- Rafforzamento del ruolo di pianificazione dei sette distretti idrografici: il loro ruolo è indispensabile nella governance interregionale della risorsa idrica, soprattutto nella gestione delle fasi particolarmente siccitose.
- Spingere sulla gestione industriale del servizio idrico e sul superamento delle gestioni in economia: in media, al Sud, oltre il 30% delle gestioni idriche è privo di un soggetto industriale, contro il 7,2% del Centro-Nord. Una situazione che fa sentire i suoi effetti negativi anche sul fronte degli investimenti: a fronte di una media annua di 49 euro per abitante, nelle gestioni comunali in economia gli investimenti crollano a 8 euro per abitante.
- Semplificare le procedure per la realizzazione degli investimenti, estendendo le semplificazioni ai progetti connessi ai servizi pubblici locali a rete: nel nostro Paese le procedure autorizzative occupano oltre il 40% del tempo necessario per la realizzazione di un’opera infrastrutturale.
Un approccio che consideri tutti i diversi utilizzi
«I periodi siccitosi non possono più essere considerati eccezionali. Vanno pertanto affrontati attraverso interventi che favoriscano la resilienza delle reti idriche nell’ambito di un approccio globale, che consideri tutti i diversi utilizzi dell’acqua nel nostro Paese, garantendo la priorità all’uso civile», ha commentato il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini. Ma il presidente ha poi sottolineato anche come per dare soluzione al problema occorra un approccio che affronti a 360° il tema della risorsa acqua, nei diversi utilizzi. «Per garantire nei prossimi anni un approvvigionamento sicuro di acqua potabile che, va ricordato, riguarda il 20% degli usi dell’acqua, servono azioni sinergiche che coinvolgano anche il mondo agricolo e interventi non più procrastinabili sul fronte della governance».