06/09/2021

Le imprese idriche come motore per la ripartenza

 

 

 


Giordano Colarullo – Direttore Generale Utilitalia

 
Le Utilities rappresentano in Italia un settore strategico per contributo al Paese in termini di fatturato complessivo prodotto pari a 42 miliardi di EUR e di occupati diretti pari a 130mila, rendendolo di per sé uno dei comparti più importanti.

La sua peculiarità tuttavia attribuisce una strategicità aggiuntiva che va oltre il valore economico aggregato.

La gestione dei sevizi essenziali infatti rappresenta per altri comparti una precondizione per qualsiasi sviluppo competitivo di sistema Paese.

Si pensi, inoltre, al contributo alla sostenibilità garantito dalle imprese del settore al sistema Paese.

Per avere un’idea di tale contributo è sufficiente indicare, a titolo esemplificativo, il totale degli investimenti in sostenibilità delle maggiori Utilities, che per i prossimi 4 anni è stimato pari a quasi 7 miliardi di euro, garantendo un contributo molto rilevante per il successo di qualunque politica per il clima e per l’ambiente più in generale.

La crisi sanitaria in corso sta mettendo a dura prova l’economia italiana.
 

Tra i tanti settori industriali che hanno subìto gli effetti economici del blocco delle attività produttive, quello delle Utilities ha mostrato resilienza, legata soprattutto alla natura di essenzialità dei servizi erogati.

L’intero settore è pronto a fornire il proprio contributo alla ripartenza del sistema Paese, ma per fare in modo che tale contributo possa realizzarsi è necessario che il Governo crei le giuste condizioni, individuando gli strumenti idonei per permettere alle imprese di mettere a frutto gli investimenti pianificati.

Utilitalia, ha raccolto all’interno dello studio “Il contributo delle Utilities al rilancio economico del Paese”, non solo il fabbisogno di investimenti che le Utilities hanno pianificato nei prossimi cinque anni, ma anche le condizioni necessarie affinché tali investimenti possano effettivamente realizzarsi e contribuire così alla ripartenza economica del Paese, garantendo la tenuta del sistema economico-industriale nazionale.

Le stime condotte evidenziano un fabbisogno di investimento complessivo di circa 50 miliardi di EUR nei prossimi cinque anni, di cui 30 miliardi per il settore idrico e 20 miliardi per il settore energetico e per quello ambientale.
 

Tali investimenti possono contribuire in modo rilevante al rilancio dell’economia del nostro Paese, dato il forte impatto che sono in grado di generare sia sul PIL (3,6%) sia sull’occupazione (incremento di circa 345-400 mila posti aggiuntivi su scala nazionale di cui oltre un terzo nel solo Sud).

Alla luce della situazione attuale e con l’obiettivo di una rapida ripresa economica su scala nazionale, le Utilities possono rivestire un ruolo cruciale promuovendo una politica di investimenti e di rafforzamento di tutto il settore, da svolgersi almeno in due tempi.

Inizialmente, garantendo l’operatività dei servizi essenziali e snellendo i procedimenti autorizzativi per opere urgenti, ed in un secondo momento, avviando le azioni necessarie a favorire il percorso di rilancio tramite la realizzazione di nuove opere infrastrutturali.

La crisi sanitaria ha messo poi nuovamente in luce uno spettro di criticità tecniche e gestionali in particolare del settore idrico e ambientale del nostro Paese, che vanno necessariamente superate per migliorare l’efficienza dei servizi e garantire il raggiungimento degli obiettivi in tema di gestione delle risorse e sostenibilità.

Il settore idrico, in particolare, deve prevedere investimenti in infrastrutture che rispondano a visioni di lungo termine, così da aumentare la resilienza del sistema, migliorando al contempo la qualità del servizio.

In tal senso nei prossimi anni sarà necessario pianificare interventi di riduzione del rischio idrico che garantiscano elevati livelli di sicurezza idraulica e idrogeologica e che rendano, dunque, il sistema resiliente e capace di dare risposte immediate alle conseguenze provocate dal climate change, a beneficio anche della difesa del nostro territorio.

I Gestori saranno chiamati a valorizzare misure innovative che possano comportare benefici in termini di contenimento dei costi complessivi, coniugando obiettivi di tutela ambientale e di recupero efficiente di risorse pregiate ed energia (ad esempio il recupero di materia – nutrienti, quali Azoto e Fosforo, cellulosa, biopolimeri, ammendanti organici – ed energia dai fanghi di depurazione).

In questo contesto si inserisce ora l’opportunità del Recovery fund che costituisce uno strumento utile per aumentare il passo anche incrementando il volume degli investimenti, rispetto a quelli pianificati, che possono essere implementati dalle Utilities.
 

L’utilizzo del Recovery fund contribuirà, ad esempio, ad accelerare il processo di transizione verso l’economia circolare.

In questa prospettiva le aziende associate ad Utilitalia hanno proposto progetti dal valore complessivo di circa 2 miliardi e mezzo di euro, 850 milioni dei quali incentrati sullo sviluppo della bioeconomia.
 

 

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