Il sistema energetico della Sardegna può funzionare con il 100% di fonti rinnovabili al 2030, nel settore elettrico (senza centrali a combustibili fossili) e soddisfare l’incremento della domanda di energia elettrica (8 TWh) derivante dall’elettrificazione dei consumi civili, dalla parziale elettrificazione dei trasporti e dei consumi industriali per calore a bassa e media temperatura, lasciando a una ridotta quantità di GNL l’alimentazione dei processi industriali a media-alta temperatura. Questi i dati emersi dallo studio “Analisi di possibili traiettorie per la transizione energetica in Sardegna”, realizzato da Politecnico di Milano, Università di Cagliari e Università di Padova e commissionato dal Coordinamento FREE in collaborazione con il CIB-Consorzio Italiano Biogas e Italia Solare.
Strategia per il raggiungimento dei target
Per centrare questi traguardi al 2030 è necessario incrementare di 5,6 GW la capacità solare installata e di 3 GW quella eolica, ricorrere a sistemi di accumulo energetico e attuare i piani di sviluppo del sistema di distribuzione e della Rete di Trasmission Nazionale (RTN). Inoltre, bisogna considerare che almeno 1,5 GW di impianti fotovoltaici di piccola taglia serviranno Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) o altri sistemi di condivisione e che già oggi il biogas prodotto in Sardegna può sostituire il 10% della domanda di gas per energia termica nell’industria. Con l’ottenimento di questi obiettivi il risparmio atteso per una famiglia media corrisponde circa al 20% grazie alla maggiore efficienza da elettrificazione e alla riduzione del prezzo dell’energia elettrica (-39% sul prezzo zonale) a fronte di riduzioni di emissioni pari al 62%.
L’importanza dei sistemi di stoccaggio dell’energia
Lo studio evidenzia come sia rilevante il ruolo degli accumuli (14 GWh) e delle infrastrutture di rete, come il Tyrrhenian Link, per sfruttare appieno la disponibilità delle fonti di energia rinnovabile. Nello scenario 100% FER, il fabbisogno di gas al 2030 sarebbe circoscritto alla generazione di calore industriale a media-alta temperatura, da soddisfare con GNL, mentre il settore termico civile vedrebbe un impiego predominante di pompe di calore, oltre alle biomasse e alle misure di efficienza energetica per ridurre i consumi. Puntare su rinnovabili e sistemi di stoccaggio, non solo a batteria, è, secondo i ricercatori, la scelta più conveniente per la Sardegna, pienamente realizzabile con il potenziamento delle infrastrutture per la distribuzione dell’energia.