La rete in fibra ottica di Open Fiber sarà completata entro il 2022. Ad annunciarlo è la numero uno della società, l’amministratore delegato Elisabetta Ripa in un’intervista concessa nei giorni scorsi alla stampa.
La società, ha spiegato Ripa, completerà la sua infrastruttura a banda ultralarga in modalità Ftth (Fiber to the home), ultraveloce e ultraperformante, in tutte le regioni entro il 2022, a eccezione di Piemonte, Lombardia e Veneto, dove la rete invece sarà completata entro l’anno successivo.
Nessun ritardo, Open Fiber è la terza rete in fibra in Europa
L’amministratore delegato ha anche respinto le accuse relative a possibili ritardi nello sviluppo dell’infrastruttura, in particolare nelle aree rurali. «In ritardo di due anni? Bisognerebbe ricordare che Open Fiber ha iniziato i lavori solo nel 2018», ha puntualizzato, sottolineando anche che se qualche ritardo si è verificato è perché le concessioni «sono state bloccate per lungaggini burocratiche e ricorsi di altri operatori».
L’amministratore delegato ha anche fatto il punto su quanto finora realizzato, non solo nelle aree bianche. «In due anni abbiamo collegato 8,5 milioni di case, siamo la terza rete in fibra in Europa dietro la spagnola Telefonica e la francese Orange. E siamo il primo operatore wholesale». E riguardo alla percentuale dei collaudi sul totale dei lavori, ha ricordato come i servizi siano già disponibili per la collettività in oltre 250 comuni. «Stiamo accelerando la messa a disposizione di un’infrastruttura che, ricordiamolo, per funzionare deve essere completata. I singoli cluster territoriali sono come ponti: non se ne può aprire al traffico un pezzo, prima devono essere ultimati».
Verso una rete unica con Tim?
Altro tema toccato, la newco, ovvero la possibile integrazione degli asset di Open Fiber con quelli di Tim per fare nascere una rete unica. «Ci sono varie teorie. C’è chi dice che per accelerare gli investimenti la competizione sia lo strumento migliore. Per evitare duplicazioni c’è la strada delle collaborazioni e del coinvestimento», ha spiegato. Posizione resa ancora più chiara dalla sottolineatura che «l’operatore verticalmente integrato non è il nostro modello di riferimento e non è compatibile con la regolamentazione e gli orientamenti normativi vigenti».
Per Ripa, e quindi Open Fiber, la priorità oggi è continuare a investire nelle infrastrutture digitali, la cui importanza per un Paese avanzato è emersa in modo ancora più netto proprio in questo periodo di emergenza sanitaria. La costruzione delle reti si rivela infatti un importante motore per sostenere la ripresa dell’economia e dell’occupazione. A confermarlo proprio i numeri di Open Fiber, ricordati dal suo amministratore delegato: «Nel 2018 siamo partiti con 5.000 lavoratori nell’indotto, quest’anno abbiamo toccato picchi di 14.000». E proprio l’attuale emergenza può e deve trasformarsi in un’occasione per il rilancio delle telecomunicazioni, accelerando la digitalizzazione della Penisola per garantire a tutti i cittadini servizi sempre più evoluti.