È della cooperativa vitivinicola Caviro di Faenza (Ravenna) un importante primato nazionale: aver realizzato il primo impianto di produzione di biometano agricolo in Italia. Ad alimentare il biodigestore sono infatti i sottoprodotti del ciclo produttivo della stessa azienda e i reflui di allevamenti della zona. Da questa materia prima l’impianto produce biogas che, successivamente, viene “ripulito”, ovvero sottoposto a processo di upgrading, per ottenere biometano. Questo, a sua volta, viene immesso nella rete nazionale Snam, andando ad alimentare i distributori dedicati al rifornimento dei veicoli stradali a metano. Una volta a regime l’impianto avrà la possibilità di alimentare circa 18.000 auto all’anno.
Il biometano generato dall’impianto, oltre a essere totalmente rinnovabile, è anche classificato come “avanzato”, in quanto generato esclusivamente da scarti e sottoprodotti, senza sottrarre superficie coltivabile alle produzioni alimentari.
«L’immissione in rete del primo metro cubo di gas rinnovabile di origine agro-industriale è un momento storico per tutta l’agricoltura italiana – ha commentato Piero Gattoni, presidente CIB (Consorzio Italiano Biogas), al quale l’azienda è associata -. Il biometano può giocare un ruolo primario nella transizione energetica e non solo. L’esempio di Caviro dimostra come la cooperazione e il modello di azienda circolare possano essere un prototipo vincente per rafforzare la competitività del settore agroindustriale e per contribuire alla decarbonizzazione del settore energetico favorendo, al contempo, la tutela ambientale».