Il teleriscaldamento di Helsinki si appresta ad affrontare una nuova sfida. Il Parlamento finlandese ha infatti di recente approvato una legge che mette al mando la produzione di energia da carbone a partire dal 2029. La nuova norma, parte della strategia per rendere il paese gradualmente a emissioni zero, costringe così a trovare nuove fonti per alimentare il sistema di teleriscaldamento della capitale, che, sebbene tra i più avanzati ed efficienti, è uno dei sistemi di trigenerazione più grandi al mondo, fa grande affidamento sul combustibile fossile.
Nel Paese, infatti, la domanda di energia termica, vista la posizione e il clima particolare, è particolarmente elevata. Solo nello scorso anno il sistema di teleriscaldamento di Helsinki ha prodotto circa 580 GWh di calore e 160 GWh di raffrescamento, distribuiti da una rete che si estende per ben 1380 chilometri, raggiungendo oltre il 90% degli edifici della città. Sempre lo scorso anno oltre il 50% dell’energia termica è stata generata da carbone, una quota in calo rispetto al 61% dell’anno precedente, ma pur sempre ancora rilevante.
Si pone il problema di come sostituire la fonte fossile. Una delle ipotesi allo studio è accelerare con il recupero di calore di processi dagli edifici, dove la città è già all’avanguardia. Un’altra alternativa potrebbe essere rappresentata dall’abbondante biomassa disponibile nel Paese, grazie a una delle industrie del legno e cellulosa più grandi del Vecchio Continente. Già oggi oltre la metà delle rinnovabili del Paese sono da ascrivere all’impiego di biomassa, come cippato, pellet o il “fango nero”, ovvero il sottoprodotto della trasformazione del legno in pasta. Ma non tutti sono concordi su questa scelta, in quanto il massiccio utilizzo di biomasse potrebbe portare a un incremento delle emissioni, invece che a una loro riduzione. Altra possibilità è data da un maggiore sfruttamento della geotermia e dallo sviluppo del settore dei data center, in grado di fornire il calore necessario ad alimentare la rete e per sostituire interamente il carbone. Una scelta che porterebbe a creare una rete più flessibile e integrata tra diverse tecnologie, capace comunque di garantire la sicurezza energetica e la riduzione delle emissioni.