Il servizio idrico in Calabria ha bisogno di essere completamente trasformato. Ne è convinto anche Luigi Incarnato, il commissario liquidatore di Sorical, la società che gestisce i grandi schemi idrici nella regione, intervenendo a un convegno, svoltosi a Reggio Calabria, dal titolo Acqua istruzioni per l’uso.
Se il primo passo da compiere, per il manager, è affidare a un soggetto unico la gestione idrica, dall’approvvigionamento alle sorgenti fino alla consegna finale ai cittadini, profondi interventi vanno attuati anche nel campo della fatturazione e della riscossione delle tariffe sui consumi.
I comuni calabresi oggi infatti non riescono a incassare interamente la tariffa dai cittadini: basti pensare che, secondo i dati in possesso di Sorical, solo il 50% degli utenti paga, percentuale che in alcune zone scende addirittura al 20%. In tali condizioni diventa impossibile per le amministrazioni finanziare gli investimenti sulla rete idrica, oltre a saldare a Sorical le fatture sulle forniture, tanto che l’azienda vanta crediti per 180 milioni di euro (350 milioni nel 2012, quando la società è stata messa in liquidazione).
Sui motivi del mancato incasso della tariffa, però, gli stessi Comuni non sono esenti da colpa: uno dei problemi è costituito dal ritardo con il quale emettono i ruoli, così che molti utenti si trovano a dover pagare in un sol colpo anni di arretrati, una spesa insostenibile per le famiglie. «Un sistema integrato, attraverso la lettura elettronica dei contatori, consentirebbe di mettere ordine, regolando l’emissione delle bollette e facilitando l’individuazione degli allacci abusivi», è la posizione di Incarnato.
Ma i problemi, purtroppo, non finiscono qui. Un’altra grande piaga è costituita dal pessimo stato delle infrastrutture, sia di adduzione sia di distribuzione, con perdite di rete che arrivano fino al 50% della risorsa immessa. «C’è bisogno insomma di un nuovo piano di investimenti, che permetta di eseguire gli interventi di manutenzione necessari e di procedere anche con la chiusura di quei pozzi che attingono acqua di bassa qualità, che per entrare in rete richiede trattamenti molto onerosi, con conseguente lievitazione dei costi del servizio» ha concluso Incarnato.