I costi della morosità

I beni con pagamento periodico sono, dal punto di vista economico, caratterizzati da un indebolimento della cosiddetta condizione di perfetta escludibilità che, nella maggior parte dei mercati, preclude il comportamento opportunistico e si manifesta nella contemporaneità del do ut des (retail), nelle forme di pre-pagamento dello scontrino (bar a grande affollamento), nei servizi prepagati a consumo (telefonia, pasti). A differenza dei beni in cui vi è corrispondenza quasi perfetta fra decisioni di consumo/acquisto e pagamento, nei beni a pagamento periodico, come la fornitura dei principali servizi a rete, la percezione del contratto e dei suoi elementi, fra cui il prezzo, subisce alcune distorsioni che sarebbe utile tenere a mente nell’ambito della progettazione di politiche innovative per l’ecosostenibilità negli usi finali (es. risparmio di energia primaria o di acqua).
Le società che forniscono servizi caratterizzati da queste forme contrattuali (con bollettazione) si trovano da un lato a fronteggiare comportamenti opportunistici di consumatori, i cosiddetti freeriders, che sfruttano le peculiarità contrattuali per procrastinare strategicamente i pagamenti, dall’altro assumono il ruolo di fornitori di credito, o di ammortizzatori sociali, per quella fascia di consumatori vulnerabili che la crisi economico-finanziaria in atto contribuisce ad espandere. Tuttavia la rapida espansione del fenomeno della morosità, a prescindere dalla causa da cui ha origine, ha come effetto finale la generazione di un costo d’impresa che le società di fornitura di servizi devono saper gestire adeguatamente.

Costo d’impresa
Secondo l’ultimo rapporto UNIREC (nota 1), l’ammontare di crediti scaduti e non pagati, sia da da famiglie sia da imprese, affidati alle aziende di recupero crediti ha raggiunto, a fine 2012, 35 milioni di pratiche (cresciute del 6% rispetto al 2011) per un totale di 43 miliardi di euro (+14% rispetto al 2011). Di questi ben il 34%, quasi 15 miliardi di euro, riguardano bollette insolute per servizi a rete (luce, acqua, gas e telefono).
Da queste premesse nasce la volontà della Turin School of Local Regulation (TSLR) – iniziativa promossa dalla Fondazione per l’Ambiente di Torino (FA) – di approfondire lo studio del costo d’impresa della morosità e di offrire un punto di vista alternativo alla sua valutazione.
L’attività di ricerca nella sua fase preliminare è stata finanziata dalla Fondazione CRT di Torino e dalla multiutility EGEA di Alba e si è avvalsa della collaborazione di IREN Spa e SMAT Spa, oltre che di EGEA. In questo momento la Turin School of Local Regulation sta concludendo il primo round di incontri finalizzati al fund-raising della nuova fase di ricerca applicata.

Il metodo
Lo strumento metodologico proposto è in grado di fornire una valutazione dell’incidenza del costo della morosità sui volumi fisici fatturati e sulle fatture emesse, sia dal punto di vista pubblico (regolazione economica del servizio) sia dal punto di vista privato (gestione d’impresa). Inoltre, l’utilizzo di informazioni relative ai costi amministrativi per la gestione dell’insoluto e di un tasso d’interesse adeguato a rappresentare il costo opportunità degli importi non riscossi sulla base della gestione finanziaria d’impresa consente di costruire una misura del costo della morosità differenziato per ciascuna impresa e territorio.
Dal punto di vista operativo, si parte dall’osservazione della fornitura di un bene o servizio il cui pagamento sia cadenzato dall’emissione di una bolletta e dalla formalizzazione del processo di emissione/riscossione in forma matriciale. Se non esistesse il fenomeno della morosità e tutti i pagamenti avvenissero alla scadenza indicata in bolletta, la matrice delle fatture emesse sarebbe identica a quella degli importi incassati: sottraendo l’una all’altra otterremo una misura del costo della morosità pari a zero.
Invece, qualora siano presenti pagamenti effettuati con ritardo, definiamo il costo d’impresa della morosità come la somma di costi fissi (es. lettere di sollecito e procedure legali del recupero dei crediti) e della matrice degli incassi ponderato per un vettore di pesi che incorpori la lunghezza del ritardo e il tasso di interesse. Questa formulazione suggerisce il principio secondo cui il credito, seppur riscosso, presenta due voci di costo: un costo fisso legato alle procedure di sollecito e riscossione ed uno variabile che rappresenta il costo opportunità del capitale di cui l’impresa creditrice non dispone e da cui non può generare una rendita.
La matrice del costo della morosità è dunque la base informativa su cui predisporre analisi descrittive ed econometriche. Allo scopo di fornire alcune preliminari indicazioni della funzionalità della matrice del costo della morosità sono stati analizzati i dati relativi alle fatture di energia elettrica, gas naturale per il riscaldamento domestico e servizio idrico grazie alle multiutility già citate e coinvolte nella fase preliminare della ricerca.
Un indicatore interessante è certamente il costo medio della morosità, che si differenzia per tipologia di servizio a rete a causa delle differenze tecniche e/o normative di fornitura. Basti pensare al caso del servizio idrico per il quale le procedure di distacco sono spesso tecnicamente onerose e complesse. In ogni caso, il valore medio ottenuto potrebbe essere inteso come la somma che la società dovrebbe applicare a ciascun utente, a prescindere dallo storico dei suoi pagamenti, per rientrare del costo della morosità corrente.

Modello econometrico
Infine, è stato stimato un modello econometrico (Tobit dinamico) per una più approfondita analisi del fenomeno osservando l’intera storia dei pagamenti delle singole utenze. L’analisi econometrica ha confermato le intuizioni avute nelle fasi preliminari delle analisi descrittive. Le utenze che sono state morose in un periodo mostrano un costo di morosità superiore anche per il periodo successivo, suggerendo che il comportamento di pagamento nel passato ha una certa influenza sul comportamento presente. Questo risultato conferma il principio, definito nella letteratura economica “path dependence”, che il passato ha un ruolo nel definire il comportamento presente del consumatore. L’intensità dell’effetto va però scomparendo rapidamente, segnalando il rapido esaurimento dell’effetto “memoria”. Inoltre, sono state inserite nel modello alcune informazioni relative ai metodi di pagamento adottati o alla presenze di contenziosi. I parametri associati a queste informazioni confermano le aspettative: coloro che pagano con modalità differenti all’addebito diretto sul conto corrente (RID) presentano mediamente un costo atteso ampiamente superiore; allo stesso tempo se sono presenti contenziosi tra l’utenza e l’impresa fornitrice il modello prevede un elevato costo della morosità associato a quella utenza. I risultati delle stime econometriche possono facilmente tradursi in simulazioni del costo della morosità e calcolare il valore atteso del costo della morosità per diverse tipologie di utenze o scenari.
In conclusione, la misura del costo d’impresa associato al credito non riscosso che viene proposto si differenzia dalle procedure in essere nella gestione del fenomeno e si caratterizza per l’adattabilità dello strumento a diverse strutture societarie e contesti territoriali, coniugando un’accurata capacità descrittiva dei fenomeni osservati a potenziali funzioni previsionali.

di Vito Frontuto, Daniele Russolillo

Vito Frontuto
vito.frontuto@fondazioneambiente.org
Economista ambientale, è attualmente Assegnista di Ricerca presso il Dipartimento di Economia e Statistica “Cognetti de Martiis” dell’Università di Torino e membro del gruppo di lavoro della Turin School of Local Regulation sul Turin-Index™ nel quale si è occupato di sviluppare i modelli econometrici e il codice di calcolo di progetto.

Daniele Russolillo
daniele.russolillo@fondazioneambiente.org
Esperto di strumenti di mercato per le politiche ambientali e di regolazione economica dei servizi pubblici, locali ricopre il ruolo di programme manager della Fondazione per l’Ambiente/Turin School of Local Regulation di Torino ed è il coordinatore del gruppo di lavoro sul Turin-Index™.

Nota 1: Terzo rapporto annuale sui servizi a tutela del credito, Unione Nazionale Imprese a Tutela del credito UNIREC, 2013. UNIREC rappresenta al 2012 circa l’80% (sul fatturato) del comparto “Tutela del credito” in Italia

 

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