In Gran Bretagna scoppia un nuovo clamoroso caso di evasione fiscale legalizzata. La Thames Water, maggior azienda fornitrice d’acqua a Londra e in tutto il Sud dell’Inghilterra, con 14 milioni di clienti, ha pagato zero tasse nel 2012 nonostante abbia realizzato 549 milioni di sterline di profitti (più di 600 milioni di euro) su un fatturato di 1,8 miliardi di sterline. La società è infatti riuscita a ridurre a zero il proprio imponibile fiscale (e a ricevere perfino 5 milioni di sterline di credito dal governo) contrapponendo investimenti nelle sue infrastrutture per circa 1 miliardo di sterline a quello che doveva in imposte allo Stato.
Da un punto di vista legale, niente di illecito. Ma la Ofwat, l’agenzia statale che regolamenta il settore delle forniture idriche, afferma che questo e altri stratagemmi sono ‘moralmente discutibili’. E Peter Kenway, direttore del New Policy Institute, accusa la Thames Water di avere praticamente creato ‘una macchina per stampare denaro’.
Da quando il settore fu privatizzato nei primi anni Ottanta dal governo di Margaret Thatcher, l’industria dell’acqua è gradualmente sfuggita a uno scrutinio pubblico, con la maggior parte delle aziende ora possedute da fondi di investimento. La Thames Water è stata acquistata nel 2006 per 8 miliardi di sterline dalla Kemble Water Holdings, una società i cui principali investitori sono controllati dalla banca australiana Macquarie. Questo gioco di scatole cinesi, insieme a un uso spregiudicato di conti in paradisi fiscali come le isole Cayman, ha permesso all’azienda di sviluppare uno scaltro piano fiscale che l’ha portata a non pagare tasse nel Regno Unito a dispetto di più di mezzo miliardo di sterline di profitti. La notizia è finita sul quotidiano Independent ed è riportata con sdegno dal Daily Mirror, messa a confronto con il fatto che la Thames Water ha aumentato le bollette del 6,7% ai suoi clienti nell’ultimo anno, pur lasciandone molti insoddisfatti del servizio, con fognature inondate in varie parti del Paese. Inoltre, ha pagato un bonus da 274.000 sterline al suo amministratore delegato.