Chiudere in modo virtuoso il ciclo dei rifiuti, trasformando la parte umida in preziose risorse in un’ottica di economia circolare. È quanto ha fatto ETRA, la multiutility veneta che opera nell’area del bacino del Brenta, immettendo il suo primo metro cubo di biometano generato nel suo Polo Rifiuti di Bassano del Grappa (Vicenza).
Con un investimento di 6 milioni di euro, ETRA ha infatti dotato il sito di un impianto per la valorizzazione della frazione umida del rifiuto domestico. Dal trattamento del rifiuto organico proveniente dalla raccolta differenziata è infatti possibile ottenere due prodotti molto utili:
- il compost
- il biogas.
Il primo rappresenta la parte solida del rifiuto trattato. Il biogas invece è la parte gassosa che si libera durante il processo di trattamento, ovvero la fase di digestione.
Il riutilizzo dei prodotti di trasformazione
Entrambi i prodotti possono essere riutilizzati, trasformando così quello che in origine era un rifiuto in risorse preziose e più sostenibili.
Il compost generato dall’impianto viene infatti destinato all’agricoltura, dove viene impiegato come fertilizzante, tutto naturale, per i campi. Il biogas può essere bruciato per generare energia elettrica e calore. Oppure, come nel caso di ETRA, può essere sottoposto a processo di purificazione per trasformarlo in biometano.
In questo modo si ottiene un gas privo di anidride carbonica, ad alto contenuto di metano, con caratteristiche qualitative analoghe se non superiori a quelle del gas naturale. Un combustibile green, in quanto non di origine fossile, che la multiutility ora sta immettendo nella rete di trasporto gas di Snam, che a sua volta lo inserisce nella rete di vendita di combustibile per autotrazione presso i distributori stradali.
Un combustibile di alta qualità
Il biometano generato da ETRA è anche particolarmente pregiato. Contiene una concentrazione di metano più alta di quella del gas naturale presente in rete, quindi ha un potere calorifero superiore a parità di quantità. È estremamente secco e non riempie le condotte di umidità riducendo la capacità di trasporto. Ed è classificato come “avanzato”, perché deriva dalla lavorazione di determinate matrici di frazione organica, la frazione organica di produzione domestica (FORSU) e non contiene altre sostanze come i fanghi di depurazione.
Replicare il progetto
Ma non è solo l’ambiente a guadagnarci da tale ciclo virtuoso. Il biometano immesso in rete per utilizzo negli autotrasporti gode infatti degli incentivi previsti dal decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 2 marzo 2018, pari a 0,6 centesimi a metro cubo per 10 anni. A tale somma va poi aggiunto l’incasso dovuto alla vendita sul mercato energetico dello stesso metro cubo.
Anche per questo motivo ETRA sta pensando a replicare lo stesso progetto, anche sul suo sito di Camposampiero, in provincia di Padova, realizzando un nuovo impianto ma di taglia più piccola.
Il biometano lì generato però godrebbe di incentivi più bassi rispetto a quelli attuali, in virtù di un nuovo decreto che entrerà in vigore dal primo gennaio 2023. Decreto che però prevede contributi a fondo perduto per l’investimento iniziale. A rendere il tutto ancora più conveniente, poi, l’aumento esponenziale del costo del gas, la cui vendita quindi renderebbe il ritorno dell’investimento ancora più breve.
Alimentare il parco mezzi per la raccolta
L’idea di ETRA è di rendere la sua attività ancora più sostenibile, utilizzando il gas green per alimentare i mezzi per la raccolta dei rifiuti. A questo proposito l’azienda sta lavorando su due fronti.
Il primo è la conversione del parco mezzi a questo biocarburante. Il secondo è la realizzazione dell’impiantistica necessaria per inserire i distributori nei poli operativi attorno ai quali gravitano i mezzi della raccolta, circa 100 per ogni polo: Bassano, Camposampiero e in futuro anche Rubano, in provincia di Padova.
Già il sistema di Bassano è in grado di produrre circa 3 milioni di metri cubi l’anno di biometano, una quantità sufficiente a coprire il fabbisogno annuale dei mezzi per la raccolta. Inoltre, lo stesso impianto ha una potenzialità di produzione di biocarburante molto più alta. È stato infatti progettato per poter funzionare con quantitativi superiori alle 40.000 tonnellate di FORSU che attualmente vengono trasformate nei 3 milioni di metri cubi di biometano ed ETRA raccoglie dagli utenti una quantità più alta di questo tipo di materiale.