13/09/2017

Esposto contro la centrale di depressurizzazione del “Tap”


Si apre un nuovo capitolo per quanto concerne la battaglia che i cittadini di Melendugno stanno combattendo contro le istituzioni in merito al “Tap”: il gasdotto che dovrà collegare la rete nazionale del gas con i siti di estrazioni in Azerbaijan, attraversando Turchia, Grecia e Albania, per approdare infine sulla costa salentina di San Foca, nel comune di Melendugno (Lecce). Il nuovo capitolo riguarda in particolare la realizzazione della centrale di depressurizzazione (Pression reduction terminal, Prt), contro la quale i cittadini hanno presentato un esposto alla Procura di Lecce in merito ai rischi ambientali legati all’opera.
Il complesso in costruzione, che si estende per 12 ettari, sarà costituito da diversi impianti, quali quelli di depressurizzazione, riscaldamento, filtrazione e misura fiscale del gas. Ospiterà inoltre il centro di controllo dell’intero gasdotto, che monitora tutte le valvole di intercettazione e le stazioni di pompaggio, fino al confine con la Turchia.
L’esposto riguarda i rischi collegati alla depressurizzazione, che avverrà con il sistema delle due torce fredde. In pratica, verranno installate due torce di 10 metri di altezza, che ridurranno la pressione del gas nel sito in caso di manutenzione e di emergenza, con scarico in atmosfera ad una velocità prossima a quella del suono in aria. Questo è il primo rilievo sottolineato nell’esposto, in quanto potenzialmente potrà produrre un’onda acustica rilevante in grado di danneggiare l’apparato uditivo dei residenti.
Ancora più rilevanti poi, secondo i querelanti, i rischi legati alla sicurezza dell’impianto dovuti alla quantità di gas naturale scaricato in atmosfera. Nella nota tecnica redatta dall’ingegner Alessandro Manuelli a supporto dell’esposto, si sottolinea come emerga che dalle caratteristiche delle torce verrebbero emesse in atmosfera 40 tonnellate di gas naturale in 15 minuti, pari a circa 10 miliardi di metri cubi all’anno, capacità che potrà salire fino a 80 tonnellate per una portata di 20 miliardi di metri cubi/anno. Oltre al metano, per abbattere la pressione velocemente, verrebbero emesse anche le altre componenti del gas naturale che generano nubi di vapori esplosive non confinate, con il rischio che si generino incendi non solo in aria, ma all’interno del sito stesso. Il tutto in uno stabilimento che dista meno di un chilometro da diverse abitazioni e circondato, nel raggio di 4 chilometri, da diversi centri abitati. Fattore già sottolineato dalla relazione presentata dalla stessa società “Tap”, che descriveva il rischio per ambiente e qualità della vita delle persone nelle immediate vicinanze dell’impianto come medio-alto, come richiamato da Manuelli. Non a caso, si legge nella conclusione della nota che accompagna l’esposto, gli impianti Prt, come quello in costruzione, sorgono ad una distanza di almeno 5 km dai centri abitati.

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