«Il Piano per la metanizzazione della Sardegna è ormai entrato nella fase attuativa». È con queste parole che l’assessore regionale all’Industria, Anita Pili, ha salutato il parere favorevole di compatibilità ambientale della Commissione tecnica nazionale (Ctvia) sul progetto del tratto nord della dorsale che porterà il metano nell’isola.
«L’autorizzazione appena ottenuta aggiunge un altro tassello alla prospettiva di transizione energetica per la Sardegna – ha aggiunto Pili –. L’infrastruttura consentirà anche alla nostra regione di contribuire allo spegnimento delle centrali e al pieno raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Attendiamo ora gli ultimi passaggi, fiduciosi che si arrivi alla conclusione di un iter che compenserà il gap infrastrutturale che si è protratto per troppi anni a svantaggio dei cittadini sardi e dell’industria. Basti pensare che ogni anno l’assenza del metano costa alla Sardegna 400 milioni di euro».
Il progetto, per quanto riguarda il settore centro-nord dell’isola, interessa i territori di 43 comuni delle province di Sassari, Nuoro e Oristano. Prevede come parte centrale la realizzazione di tre metanodotti principali della lunghezza complessiva di circa 237 chilometri: il metanodotto Palmas Arborea-Macomer dell’estensione di 50 km, quello di Macomer-Porto Torres, della lunghezza di 78,7 km, infine quello di Macomer-Olbia, dell’estensione di oltre 108 km.
A corredo delle tre condotte principali ben otto linee secondarie, per un’estensione complessiva di circa 112 km, che assicureranno il collegamento tra la nuova struttura di trasporto del gas e le reti di distribuzione presenti sul territorio: il metanodotto Derivazione per Alghero (18,4 km), il metanodotto Stacco per Ittiri (300 m), il metanodotto Derivazione per Nuoro (54,2 km), metanodotto Stacco per Pozzomaggiore (1 km), il metanodotto Allacciamento per Sassari (6,3 km), il metanodotto Allacciamento per Siamanna (5,3 km), il metanodotto Allacciamento per Suni (15,5 km) e il metanodotto Allacciamento per Thiesi (10,5 km).
Le condotte saranno posate a una profondità di circa 2 metri, che potrà essere maggiore in funzione delle condizioni locali, soprattutto nel caso di attraversamenti di corsi d’acqua, infrastrutture, quali strade e ferrovie, e aree di particolare pregio ambientale che, inoltre, saranno realizzati con l’utilizzo di tecnologie no-dig, ovvero di posa senza scavo a cielo aperto. Il progetto, oltre alla posa delle linee principali e secondarie, prevede anche la realizzazione di tutte le infrastrutture fuori terra, ovvero i Pidi (Punti di intercettazione e derivazione importante), Pil (Punti di intercettazione di linea) e Pida (Punti di intercettazione con disgaggio di allacciamento), che occuperanno in totale una superficie di circa 31.000 metri quadri.