È stato installato all’interno del depuratore di Cesena lo strumento, progettato da ENEA e Gruppo Hera, per la misurazione della densità batterica presente nelle acque reflue trattate, che consente di verificare l’idoneità delle stesse al riutilizzo per l’irrigazione.
Tecnologia a servizio della sostenibilità
Realizzato nell’ambito dei progetti PNRR a beneficio del settore agricolo, il sistema di monitoraggio consente di valutare in tempo reale la qualità delle acque reflue trattate e stimare il quantitativo di nutrienti apportati in campo tramite l’irrigazione, permettendo di ridurre l’uso di concimi di sintesi. Mira, inoltre, ad incrementare la produzione di fertilizzanti derivanti da scarti agro-alimentari e da fanghi di depurazione.
Una procedura in linea con le normative vigenti
Oltre ad individuare, per via enzimatica, batteri come l’Escherichia coli in meno di due ore, contro le 24h richieste dalle procedure ufficiali, il sistema consente al gestore di monitorare i reflui con maggiore frequenza e di valutare, in tempo reale, quale sia la destinazione d’uso delle acque più appropriata, coerentemente con l’approccio di minimizzazione dei rischi associati al riuso alla base dell’attuale evoluzione della normativa di settore.
“Il riutilizzo irriguo delle acque reflue depurate – afferma Luigi Sciubba del Laboratorio ENEA di Tecnologie per uso e gestione efficiente di acqua e reflui – rappresenta una pratica da perseguire in contrasto alla riduzione della disponibilità di acqua, che può rappresentare un supporto alla produttività dei sistemi aziendali, tra cui quelli agricoli, nei quali il reperimento di una fonte idrica non convenzionale si associa anche al recupero diretto di nutrienti a favore dei suoli e delle colture”.