Saranno i giudici a decidere il destino della centrale a biometano di Monteroni, in provincia di Lecce. Decidendo se questa non debba mai venire alla luce o se possa essere costruita.
Par, la società che ha messo a punto il progetto di realizzazione dell’impianto, ha infatti presentato il suo ricorso al Tar contro la decisione della Provincia di Lecce che lo scorso novembre ha negato l’autorizzazione integrata ambientale, ovvero il permesso di costruire.
Il progetto, presentato da Par nell’aprile del 2014, prevede la realizzazione di un impianto di digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti per la produzione di biometano, da realizzare all’interno dell’ex fabbrica Cito, nei pressi della stazione del centro di Monteroni.
Il piano ha però subito incontrato forti ostacoli, a cominciare dall’opposizione dei cittadini. Ma per il rigetto dell’istanza, da parte della Provincia, sono risultati decisivi soprattutto i pareri contrari di Asl, Arpa e Soprintendenza.
A “blindare” il diniego, il principio di precauzione sui rischi per ambiente e salute, insieme ad altre principali censure mosse al progetto, come la qualificazione dell’impianto (di compostaggio più che biologico), l’immediata vicinanza alle abitazioni, la presenza a 700 metri di una zona a espansione edilizia, l’assenza di prossimità territoriale, ovvero l’indisponibilità comunicata dai comuni dell’Union3 a conferire rifiuti nel sito.
Rilievi contestati dai progettisti della Par, che hanno sempre rivendicato la validità e la sicurezza di un impianto a basso impatto ambientale che meccanizza un fenomeno naturale, senza inquinamento e senza odori. A decidere sarà ora il Tribunale Amministrativo di prima istanza, ma difficilmente la contesa si fermerà nelle sue aule, approdando certamente anche davanti al Consiglio di Stato.