20/06/2013

E. ON-IREN: Il gas viene dal mare

Quando è nato il progetto Offshore Toscana e con quali obiettivi?
Il progetto è stato avviato nel 2002 da OLT Offshore LNG Toscana, la società titolare delle autorizzazioni necessarie alla costruzione e all’esercizio dell’impianto di rigassificazione, con l’obiettivo di realizzare un Terminale di rigassificazione che rappresentasse uno dei principali progetti d’interesse nazionale rivolti all’approvvigionamento del gas per l’Italia.

Quali sono le realtà industriali che stanno dietro questo progetto?
I due principali azionisti del progetto sono il Gruppo E.ON e il Gruppo Iren, società industriali attive nell’ambito energetico a livello nazionale e internazionale.
Il Gruppo E.ON con il 46,79% è tra i più grandi gruppi energetici al mondo a capitale interamente privato. Opera in Europa, Russia e Nord America, con più di 72 mila dipendenti. Nato nel 2000 dalla fusione di Veba e Viag, oggi E.ON può contare su un fatturato di circa 132 miliardi di euro nel 2012. In Italia, E.ON si posiziona tra gli operatori leader nel mercato dell’energia e del gas.
Il Gruppo Iren, con il 46,79%, multiutility quotata alla Borsa Italiana, opera nei settori dell’energia elettrica (produzione, distribuzione e vendita), dell’energia termica (produzione e vendita), del gas (approvvigionamento, distribuzione e vendita), della gestione e fornitura dei servizi idrici integrati, dei servizi ambientali (raccolta e smaltimento dei rifiuti) e dei servizi per le Pubbliche Amministrazioni. Include al suo interno anche la quota del 5,08% di ASA-Azienda Servizi Ambientali del Comune di Livorno.

Cosa prevede il progetto?
Il progetto OLT ha previsto la conversione di una nave metaniera “Golar Frost” nel Terminale galleggiante di rigassificazione “FSRU Toscana” che trasformerà il gas naturale liquefatto (GNL) riportandolo allo stato gassoso. Attraverso una condotta di 36,5 chilometri – di cui 29,5 a mare e i restanti 7 a terra – il gas sarà inviato dal Terminale alla rete nazionale di Snam Rete Gas per essere poi pronto per le diverse forme di utilizzo: domestico, civile e industriale.

Come si articola il ciclo di rigassificazione?
Il ciclo di rigassificazione del gas naturale liquefatto prevede tre fasi:

  • scarico del GNL e stoccaggio nei serbatoi del rigassificatore.

In fase operativa il Terminale è affiancato, con l’aiuto di rimorchiatori, dalle navi metaniere (LNG Carrier) adibite al trasporto del gas naturale liquefatto. Attraverso quattro bracci di carico mobili il GNL è riversato dalle navi, nei quattro serbatoi sferici del rigassificatore.

  • Rigassificazione – il GNL viene riportato allo stato gassoso.

Il GNL è successivamente immesso in “scambiatori di calore” che, utilizzando esclusivamente il calore dell’acqua di mare, scaldano il gas naturale liquefatto e lo riportano allo stato gassoso.

  • Invio del gas alla rete nazionale.

Il gas viene immesso nella rete nazionale tramite la condotta sottomarina che collega il rigassificatore attraverso un percorso lungo 36,5 km, di cui 29,5 a mare e i restanti 7 a terra. Il Terminale di rigassificazione “FSRU Toscana” è basato su tecnologie semplici, sicure e consolidate, con l’impiego di sottosistemi e componenti utilizzati da lungo tempo nei diversi settori dell’industria petrolifera e del gas.

Quali i vantaggi del trasporto via mare del gas e della rigassificazione?
I principali vantaggi legati al trasporto via mare del gas sono:

  • minore dipendenza da fornitori “obbligati” da collegamenti via tubo
  • aumento della possibilità di differenziazione e ottimizzazione delle forniture
  • accesso a fornitori geograficamente lontani dal mercato finale in grado di offrire maggior efficienza prospettica sui prezzi: riduzione dei rischi di interruzione delle forniture per eventi di forza maggiore (avendo potenzialmente più fonti disponibili).

Nell’ambito del ciclo di produzione e trasporto del gas naturale (GN), un rigassificatore è un impianto industriale che permette di riportare il prodotto dallo stato liquido (GNL) utilizzato nel trasporto marittimo a quello gassoso utile per il trasporto terrestre ed il consumo finale. Gli impianti di rigassificazione possono essere realizzati a terra, in alto mare (su strutture offshore) o su particolari navi dette “unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione” (o FSRU, dall’inglese Floating Storage and Regasification Unit).
Quando viene trasportato per mare, il gas naturale subisce nel porto di partenza un processo di liquefazione per ridurre il volume del prodotto, che può essere così trasportato con maggiore efficienza e in condizioni di sicurezza (non essendo infatti infiammabile allo stato liquido). Il processo avviene mediante un forte abbassamento della temperatura, che viene portata al di sotto della temperatura di ebollizione del metano, principale componente della miscela, che a pressione atmosferica è pari a −161,4 °C. Il gas liquefatto viene, quindi, imbarcato su speciali navi dette metaniere, dotate di cisterne criogeniche che si occupano di mantenere il carico allo stato liquido sino al porto di destinazione, dove subisce il processo inverso per poter essere riportato in forma aeriforme e quindi immesso nelle condotte della rete di distribuzione.

Quanto è importante il progetto per il territorio e l’intero sistema Paese?
Dal punto di vista nazionale, il Terminale offrirà un significativo contributo alla competitività del settore, oltre che alla diversificazione e alla sicurezza degli approvvigionamenti. In un’ottica locale, inoltre, il progetto avrà importanti ricadute economiche e sociali per il territorio.
Il Terminale avrà una capacità di rigassificazione di 3,75 miliardi di metri cubi all’anno, pari a circa il 4% dell’intero fabbisogno nazionale. Livorno è poi collocata in una zona strategica di approvvigionamento, vicina ai territori che fanno un maggiore uso di gas. La Toscana ha, infatti, un consumo annuo di gas pari a circa 4 miliardi di metri cubi.

Dove verrà realizzato il rigassificatore?
Il Terminale OLT sarà posizionato a circa 22 km al largo della costa tra Livorno e Pisa. “FSRU Toscana” sarà saldamente ancorata al fondale marino mediante 6 ancore con un unico punto di rotazione a prua, per permettere alla nave di muoversi intorno alla torretta di ancoraggio e di adattarsi a ogni condizione meteo marina. Il Terminale è stato realizzato dalla Saipem S.p.A, società del gruppo Eni. I lavori sono iniziati nel 2009 nel cantiere navale Drydocks World a Dubai.

Il rigassificatore sarà collegato alla rete di trasporto nazionale attraverso un gasdotto sottomarino. Può illustrare le caratteristiche di questa infrastruttura?
OLT ha sottoscritto un contratto di allacciamento alla rete con Snam Rete Gas.
Il contratto ha previsto la realizzazione del gasdotto di collegamento dal Terminale di rigassificazione, posizionato a circa 12 miglia dalla costa, fino alla cabina di regolazione e misura della Snam Rete Gas in località Suese, nel Comune di Collesalvetti.
La lunghezza complessiva del gasdotto è di circa 36,5 km, completamente interrati, di cui 29 km circa sono in mare e i restanti 7,5 km in terra. I lavori di realizzazione del gasdotto a terra e a mare sono stati completati.
La condotta è interrata ad una profondità di circa 1 metro nel tratto sottomarino (nel punto di allacciamento tra il Terminale e la condotta la profondità del mare è 120 m) e di circa 1,5 metri nel tratto terrestre, per azzerare praticamente la frequenza di incidenti per gli urti con le ancore in mare e per le interazioni con le attività agricole a terra. La parte del gasdotto che attraversa il Canale Scolmatore dell’Arno è stata scavata con la tecnologia del microtunnel, e pertanto in quel tratto la condotta è stata interrata ad una profondità di circa 6 m, nell’ottica di ridurre al minimo le interferenze del cantiere alla foce.
Il diametro nominale del gasdotto è di 28”, per far fronte alla pressione di 75 bar richiesta dalla Snam Rete Gas, maggiorato a 32” per un adeguato margine di sicurezza per la portata di progetto ed ampia flessibilità operativa.
La capacità di trasporto del gasdotto è stata dimensionata in circa 150.00.000 mc al giorno come massima portata, al fine di consentire il trasporto di 3,75 miliardi di metri cubi di gas all’anno, che corrispondono alla massima capacità di rigassificazione autorizzata per il Terminale.
I tubi della condotta sono in acciaio inossidabile, rivestiti di materiale anticorrosivo mentre quelli posati in mare sono anche rivestiti da uno specifico mantello di appesantimento in calcestruzzo.

Quando è prevista la conclusione dei lavori e quando sarà operativo l’impianto?
I lavori sono attualmente conclusi e la nave è in navigazione. L’avvio delle attività commerciali è previsto per il prossimo settembre, una volta ultimati i lavori offshore e i collaudi definitivi.

Com’è stato finanziato e quali i tempi di ritorno dell’investimento?
L’investimento totale per il progetto sarà di circa 850 milioni di euro. L’aumento dei costi rispetto ai dati preliminari del lontano 2003 è stato determinato da una serie di fattori. Principalmente un riallineamento dei costi sia per effetto inflattivo nei costi delle infrastrutture (basti pensare che l’indice del costo delle costruzioni offshore è raddoppiato nel periodo 2003-2009, anno di conclusione dei contratti di appalto per la conversione del Terminale) e secondariamente da un allungamento dei tempi realizzativi imputabile alla necessità di completamento del complesso iter autorizzativo e la conseguente realizzazione di interventi addizionali rispetto al progetto iniziale in ottemperanza a tutte le richieste degli Enti di controllo, inerenti l’ambiente e la sicurezza, emersi lungo il percorso di autorizzazione.
OLT, inoltre, al fine di garantire la massima flessibilità in relazione ai cambiamenti dello scenario di mercato intervenuti in un periodo di tempo così rilevante, ha apportato delle modifiche di ingegneria mirate ad aumentare la flessibilità del Terminale. Tra queste, l’Impianto Wobbe Index che permette di ricevere quasi tutte le tipologie di GNL disponibili sul mercato e la possibilità di far attraccare in massima sicurezza le navi in un’ampia gamma di condizioni meteo).
Il progetto è stato finanziato integralmente dai soci principali della società, il gruppo Iren e il gruppo E.ON. Dopo la fase di costruzione è prevista la realizzazione di un finanziamento bancario del progetto.

Questi progetti hanno un forte impatto sul territorio e non sempre vengono accolti favorevolmente dalla popolazione. Cosa è stato fatto per superare lo scetticismo e quali le garanzie date in materia di sicurezza e ambiente?
In termini generali, direi che abbiamo cercato di approntare con il territorio un corretto rapporto di trasparenza e di informazione, documentando tutti i vari step attraverso i quali è passato il progetto. In particolare, abbiamo sempre fornito una documentazione puntuale proprio sulle questioni inerenti la sicurezza e l’ambiente anche al fine di evidenziare le garanzie su queste due tematiche derivanti dall’iter autorizzativo lungo e particolarmente dettagliato.
Per sintetizzare, sul fronte della sostenibilità ambientale, l’ottenimento della VIA (Valutazione Impatto Ambientale) e dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) ha rilevato la massima coesistenza con le attività presenti nell’area ed evidenziato il rispetto pieno dei parametri relativi alle emissioni in acqua e aria. Per quanto ha riguardato, invece, la sicurezza del Terminale, il CTR (Comitato Tecnico Regionale) dopo un lungo iter autorizzativo, che ha coinvolto anche un’apposita Commissione Internazionale voluta dalla Regione, ha approvato il Rapporto di Sicurezza Definitivo, nel dicembre del 2012, con l’emissione del Parere Tecnico Conclusivo.
È importante evidenziare che l’operatività del Terminale sarà sottoposta a un controllo in continuo delle sue performance sia in termini di sicurezza che di tutela ambientale. Questo avverrà attraverso il CTR Toscana, per la parte di sicurezza, mentre spetterà al Centro Interuniversitario di Biologia Marina ed Ecologia Applicata (CIBM) di Livorno, con la supervisione dell’ISPRA, per le attività di monitoraggio ambientale.
Al fine di tenere sotto controllo i potenziali effetti ambientali del Terminale sull’ambiente circostante, il Ministero dell’Ambiente, nell’ambito della procedura VIA, ha prescritto, per tutta la vita operativa del Terminale (20 anni), l’adozione di un articolato “Piano di Monitoraggio dell’Ambiente Marino”. Tale Piano prevede la realizzazione di 4 campagne di monitoraggio all’anno di tipo chimico-fisico, biologico ed ecotossicologico.

 

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