Si è concluso con successo lo spettacolare intervento realizzato da e-distribuzione su un cavo sottomarino che costituisce un’infrastruttura strategica per la distribuzione dell’energia elettrica sull’isola di Ischia. Nell’intervento eseguito nelle acque del Golfo di Napoli sono state coinvolte, oltre ai tecnici dell’azienda, anche figure altamente specializzate a operare sott’acqua: i sommozzatori.
Il cavo danneggiato
L’intervento ha interessato un cavo sottomarino dell’estensione di 15 chilometri. Tale cavo garantisce la distribuzione in media tensione di energia, collegando la gemma delle Flegree alla terra ferma. Nello specifico, il collegamento è con la cabina primaria di Focevecchia Bacoli, in provincia di Napoli.
Sulla struttura, denominata 7Ischia, era stato infatti rilevato un guasto, a circa 3.100 metri di distanza dalla cabina. Guasto probabilmente dovuto al danneggiamento nel tempo a causa di ancoraggi impropri e pesca con attrezzature a strascico, entrambe iniziative non consentite nell’area di divieto dove si trovano gli elettrodotti.
Il team in acqua
A risolvere il problema, ha provveduto una squadra composta di circa 20 persone, tra marinai, tecnici, giuntisti ed esperti sommozzatori della società Site, azienda che realizza infrastrutture e impianti nel campo dell’energia, delle telecomunicazioni e dei trasporti. Questi hanno sostituito circa 500 metri di cavo e realizzato due giunti speciali sottomarini.
Un intervento estremamente complesso, non solo nella ricerca del punto critico, ma anche nella sua stessa esecuzione che ha richiesto ben 30 giorni di lavoro, con un investimento complessivo di oltre 760.000 euro. Per realizzarlo e-distribuzione, inoltre, ha dovuto richiedere e ottenere particolari autorizzazioni dalle capitanerie di porto competenti.
Aumenta il fabbisogno di potenza
Un intervento indispensabile anche in ottica preventiva. Si avvicina infatti la stagione di maggiore criticità per l’aumento del fabbisogno di potenza nelle isole, che quindi necessitano della piena disponibilità di connessione. Il tutto, in più, in un contesto di crescente rischio per il prevedibile incremento del numero di potenziali imbarcazioni che potrebbero impropriamente ancorarsi nell’area.