07/12/2013
Servizi a Rete

Due ATO per un territorio

Come è cambiata la funzione di ATO Milano con l’entrata in vigore della legge n. 214/11?
L’innovazione introdotta con la Legge n. 214/11, che ha attribuito all’Autorità del Gas e dell’Energia Elettrica (AEEG) competenze anche in materia di servizi idrici e di approvazione delle tariffe relative, ha portato notevoli cambiamenti, individuando in un’autorità centrale un punto di coordinamento e di indirizzo per gli enti competenti in materia.
L’ATO pertanto riveste il ruolo di Regolatore di secondo livello, esercitando per conto degli Enti locali, le funzioni di programmazione, pianificazione, vigilanza e controllo della gestione del Servizio Idrico Integrato (SII) e degli investimenti necessari per adeguare e modernizzare le infrastrutture esistenti.

L’Ufficio d’Ambito ATO di Milano si occupa solo del territorio comunale della Città di Milano, in quanto la legge regionale n. 26/2003 e s.m. ha sempre identificato per il Comune di Milano un ATO a sé stante, visto l’elevata antropizzazione dell’area e le criticità connesse. Tuttavia, esistono interconnessioni infrastrutturali e gestionali con il territorio limitrofo, regolate da convenzioni, in corso di revisione alla luce dei nuovi criteri di Regolazione recentemente introdotti da AEEG e della costituzione imminente della futura Città Metropolitana.

Quali problematiche presenta la gestione del servizio idrico a Milano?
Le problematiche connesse sono complesse e riguardano, soprattutto, la gestione del servizio in un’area densamente popolata, con notevoli fluttuazioni giornaliere, che oscillano dal 1.300.000 abitanti residenti sino ai 2.000.000 di utenti finali serviti. Altro fattore sensibile è la presenza di diverse tipologie di contaminazioni nelle acque sotterranee, alcune di origine industriale, ancora attive a causa della grave compromissione dell’acquifero di prima falda, pressoché non più utilizzato per l’approvvigionamento idropotabile, nonostante la dismissione delle attività produttive sia avvenuta da decenni. Ciò implica la presenza, in 23 centrali, di impianti di trattamento che utilizzano varie tecnologie: adsorbimeno su carboni attivi, strippaggio in torri di areazione ed anche osmosi inversa.  Altra criticità, considerando l’imminenza dell’Expo 2015, è l’organizzazione e la concertazione, da parte del Comune di Milano con gli attori presenti sul territorio, della pianificazione delle attività e prevenzione dei rischi. In particolare, ci si sta focalizzando sull’aumento della sicurezza delle reti e dell’erogazione del servizio e, a tale riguardo, è stata richiesta, da parte di ATO, la predisposizione, da parte del gestore, di un Piano di Emergenza Acquedottistica specificatamente improntato sul periodo dell’EXPO. Si sta inoltre lavorando alla calendarizzazione, in tempi ristretti, delle attività di manutenzione ordinaria e straordinaria su reti ed infrastrutture, per prepararsi all’evento nelle migliori condizioni possibili.

Attualmente su cosa è focalizzato il vostro lavoro?
Il nostro maggiore impegno in questo periodo è l’applicazione della recente normativa in materia di Tariffa del SII, secondo le indicazioni impartite dall’Autorità, con tutte le ricadute sugli strumenti di pianificazione e di gestione, come il Piano d’Ambito ed i rapporti con gli Enti Locali di riferimento. Tutto ciò in un momento di crisi e di necessari ritocchi tariffari dei servizi pubblici in genere, in cui i cittadini manifestano la necessità della definizione di tariffe eque, sostenibili, ed eventualmente mitigate con strumenti di sostegno sociale.
Altrettanto importante è il rilascio dell’autorizzazione allo scarico industriale in fognatura, che a giugno di quest’anno ha subito una radicale trasformazione grazie all’entrata in vigore del Regolamento recante la disciplina dell’Autorizzazione Unica Ambientale e la semplificazione di adempimenti amministrativi in materia ambientale gravanti sulle piccole e medie imprese e sugli impianti non soggetti ad Autorizzazione Integrata Ambientale. La semplificazione amministrativa ha richiesto un notevole sforzo organizzativo per l’adeguamento dei procedimenti amministrativi, coordinandosi con gli Uffici comunali e l’Autorità Competente (Provincia di Milano) ed implementando l’informatizzazione degli Uffici.

Quali motivazioni hanno spinto a tenere separata l’organizzazione del servizio idrico di Milano da quello della sua provincia?
Le motivazioni sono state sia tecniche sia politico-amministrative.
La divisione tra i due ATO ha origini storiche, dovute alla difficoltà di inserire le esigenze di una città a rilevanza mondiale, come Milano, in un contesto territoriale con criticità  ed esigenze sostanzialmente diverse. Inoltre, la rete infrastrutturale milanese ha una connotazione fortemente centralizzata sulla città, con peculiari modalità di approvvigionamento e distribuzione dell’acqua. Ciò ha portato ad una scelta che, vista la nascita imminente della Città Metropolitana, è avviata ad una ridefinizione. La configurazione della rete acque reflue della Città di Milano costituisce una rete a maglia e interconnessione dei condotti, omogenea sull’intero bacino urbano, e si differenzia dalle reti dei Comuni circostanti (reti ad albero). Nasce, sin dall’origine (metà ‘800), organizzata in collettori autonomi a servizio di una serie di zone concentriche rispetto al centro e caratterizzata da un’estesa rete minore costituita da condotti, di sezioni ampie e interconnessi fra loro (maglie chiuse), anche con l’intento di distribuire e volanizzare le portate derivanti dalla raccolta delle acque piovane in occasione di eventi meteorici estremi, vista l’assenza di recapiti naturali adeguati. La rete acquedottistica è imperniata su 29 centrali, alimentate da coalescenze di pozzi (più di 400), concentrati in grandi derivazioni, con distribuzione modulare delle acque mediante rete interconnessa e comunicante. Tale assetto, per sua concezione, si è prestato solo parzialmente ad un’integrazione con le reti dell’hinterland, integrazione che, dove è possibile, è peraltro già stata attuata, con ulteriori margini di implementazione futura.
Và detto che, ormai, le motivazioni politico-amministrative e le peculiarità tecniche delle reti della Città di Milano, non giustificano più una gestione separata tra città e hinterland, soprattutto in un’ottica di erogazione di servizi metropolitani.

Queste realtà territoriali, pur nelle specifiche differenze, non presentano problematiche e obiettivi comuni?
Le diverse problematiche, dall’approvvigionamento dalla falda alla presenza di inquinanti che obbligano a sistemi più o meno complessi di potabilizzazione, dalle reti di acqua potabile e fognatura al conferimento agli impianti di depurazione, hanno caratteri comuni e interconnessi tra Milano e Comuni della provincia. Già oggi sono oggetto di collaborazione fra i gestori e le ATO, mediante convenzioni e accordi tecnici in previsione della volontà della Regione, sollecitata anche dal Governo sulla scorta della revisione dell’assetto amministrativo degli enti intermedi (Province), di rivedere la suddivisione degli ATO. Si potrebbe proporre, come già attuato in altre Regioni, un’Autorità idrica unica, suddivisa in Distretti Tecnici Territoriali.
Inoltre, da diversi anni, una parte delle acque reflue della città (i quartieri orientali) viene convogliata e trattata in un’apposita linea dell’impianto di depurazione di Peschiera Borromeo, realizzato e gestito da Amiacque a fianco del depuratore consortile a servizio di 9 Comuni dell’hinterland, in ambito ATO Provincia di Milano. Ciò ha comportato fin’ora un’ottima sinergia e un consistente risparmio economico.

Su quali progetti in particolare state collaborando?
Già dall’insediamento dell’attuale Consiglio di Amministrazione all’inizio del 2012, ATO Città di Milano, Ufficio pur minuscolo come personale dedicato ma dal profilo altamente qualificato, si è speso per intraprendere un percorso di condivisione di informazioni, dati e progetti, che ha portato alla sottoscrizione di un Protocollo di Intesa con Metropolitana Milanese (MM) e Cap Holding, gestore unico integrato del territorio provinciale, che anche ATO Provincia di Milano sta ratificando. L’obiettivo è definire con precisione sia il modello idrogeologico del sottosuolo sia le peculiarità quali-quantitative dei singoli acquiferi, con lo scopo di utilizzare un modello numerico previsionale per pianificare e progettare la realizzazione di nuovi pozzi e determinare modalità di utilizzo efficaci ed efficienti della risorsa idrica in termini di qualità, sicurezza e sostenibilità.

La collaborazione riguarda anche progetti di ricerca?
ATO Città di Milano partecipa, con il Comune di Milano, MM, Cap Holding e realtà accademiche nazionali e locali, ai bandi della Comunità Europea  e dei Ministeri italiani. A questo proposito, di recente, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca è stato assegnato il massimo punteggio al progetto SWaRM – Smart Water Resource Management, che vede la partecipazione dei soggetti citati, oltre a CNR-IRSA. Un progetto che si prefigge di perseguire un’efficace gestione integrata delle acque, congiuntamente alla tutela della risorsa, mediante strategie e tecnologie innovative, incrementando l’efficienza, anche energetica, nell’utilizzo della risorsa ed implementando le performances delle reti e degli impianti di trattamento presenti nel territorio, nonché promuovendo lo sviluppo di nuovi ed affidabili sistemi di monitoraggio quali-quantitativo. Il tutto in accordo con l’iniziativa Resource Efficient Europe, riferita alla strategia Europa 2020.

A quali progetti state lavorando?
Grazie ai propri compiti istituzionali, ATO Città di Milano è un punto di riferimento per una gestione integrata della risorsa idrica, ed è al fianco del Comune di Milano nella messa a punto del nuovo regolamento di fognatura comunale, formulando nel contempo proposte di modifica dei contenuti del PGT sugli aspetti inerenti il drenaggio urbano.
Tali tematiche sono strettamente connesse al tema della salvaguardia idraulica della città, oggetto di Accordo di Programma tra enti sin dal 1999, alla cui Segreteria tecnica ATO Città di Milano partecipa attivamente.
Altro tema su cui sono impegnate le competenze tecniche del personale di ATO è rappresentato dalla diminuzione dell’utilizzo della risorsa idrica della falda superficiale. Una criticità dovuta alla chiusura negli anni Novanta del secolo scorso di molte industrie idroesigenti, come Falck, Magneti Marelli e Breda, all’origine del fenomeno dell’innalzamento del livello piezometrico, con conseguente coinvolgimento delle infrastrutture interrate.

Quali possibili novità istituzionali e di governance dell’acqua di Milano?
Una possibile proposta è la gestione del Servizio Idrico Integrato tramite un’impresa sociale “ex lege” (L.118/05 e D.lgsl.155/06). Dal punto di vista giuridico, le imprese sociali sono soggetti abilitati ex lege alla gestione delle risorse idriche, come da art. 2 comma 1 lettera e) del d.lgs. 155/2006. Nello specifico tale dettato normativo, in combinato disposto con l’art. 1 del medesimo testo, definisce impresa sociale quel soggetto giuridico che, indipendentemente dalla propria natura profit ovvero non profit, focalizzi l’attività in settori predeterminati, tra i quali rientra la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, ai sensi della legge 308/2004 e successivi decreti di riordino, che tra le materie afferenti, include la tutela delle acque dall’inquinamento e la gestione delle risorse idriche.
Nell’ottica descritta – e nella consapevolezza che l’impresa sociale è soggetto giuridico per il quale è previsto un rigido vincolo alla distribuzione degli utili – è ragionevole affermare che queste realtà possono porsi come interlocutori privilegiati in tale mercato. Inoltre, in forza dell’inclusione dei servizi idrici integrati nella classe dei servizi di interesse economico generale, dove si ritenga che le regole sulla concorrenza impediscano al gestore di adempiere all’erogazione, queste stesse regole possono essere derogate, ad esempio con l’affidamento diretto del servizio a un soggetto ritenuto particolarmente affidabile, come un’impresa sociale creata ad hoc, che abbia quale fine la gestione del SII.

La rete idrica di Milano
La rete di distribuzione idrica di  Milano ha una lunghezza complessiva di circa 2.400 km e l’approvvigionamento della città avviene attingendo al 100% dalla falda sotterranea, di cui il territorio comunale è ricchissimo. L’acqua, prelevata da circa 400 pozzi, viene trasferita in 29 centrali, dove avvengono gli opportuni trattamenti di abbattimento dei contaminanti presenti, ai fini della potabilizzazione. Dalle centrali viene alimentata la rete di adduzione e distribuzione, per un totale distribuito di circa 220 milioni di metri cubi all’anno, con perdite di rete quantificabili in circa l’11%, in prevalenza amministrative (morosità). La gestione delle acque reflue utilizza una rete infrastrutturale che raggiunge uno sviluppo complessivo di 1.450 km di condotti con un grado di copertura del servizio quasi al 100%. Nella rete fognaria confluiscono circa 290 milioni di metri cubi di acque reflue, provenienti dal territorio dei Comuni di Milano e di Settimo Milanese. La acque reflue vengono successivamente convogliate al sistema di depurazione servito dai due depuratori di Nosedo e Milano San Rocco, più una linea del depuratore di Peschiera Borromeo, in carico al gestore che opera nell’Ambito ATO Provincia di Milano, ma costruita ed appositamente dedicata alle acque provenienti dai quartieri Est di Milano.

 

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