Distribuzione gas: diamo nuovo slancio alle gare

Introdotto dal “decreto Letta” ben 23 anni fa, il meccanismo delle gare gas stenta ancora a decollare. Per rendersene conto basta un semplice sguardo ai numeri: finora ne sono state bandite solo 31, delle quali sette aggiudicate e di queste solo 3 hanno visto l’avvio della nuova gestione.

A indagare i motivi di questo ritardo si è dedicato uno studio condotto dall’Istituto Bruno Leoni, think tank che promuove idee per lo sviluppo del libero mercato.

 

Risultati importanti

Lo studio si compone di tre parti. La prima ha esaminato i risultati delle gare concluse: un campione limitato, ma che fornisce indicazioni importanti. In particolare, nelle due gare alle quali non si è presentato alcun contendente, ovvero per gli Atem Torino 1 e 2, i ribassi sono stati minimi.

Lo sconto sul prezziario in entrambi i casi è stato del 5%, a fronte di una media del 70% nelle altre. Le estensioni gratuite arrivavano a soli 15 m / utente, contro una media di circa 400 m. Il canone per i comuni era del 3% contro una media del 10% (il massimo consentito), mentre i titoli di efficienza energetica aggiuntivi arrivavano all’1% contro il 20%.

 

Gli ostacoli alle gare

Partendo da questi dati, che mostrano come le gare abbiano portato i risultati attesi, lo studio è andato ad indagare perché ancora sono tantissimi gli Atem nei quali non sono state bandite. A tale scopo è stato somministrato un questionario a un campione di dieci operatori, che rappresentano insieme il 65% del mercato per volumi distribuiti e il 70% per punti di riconsegna.

Le risposte hanno evidenziato una serie di ostacoli, tra i quali:

  1. la difficoltà ad accedere alle informazioni necessarie
  2. l’incertezza riguardo alcuni elementi di offerta
  3. difficoltà procedurali, in particolare riguardo le metodologie per le analisi costi benefici.

Inoltre, alcuni aspetti della disciplina, come l’importanza assegnata alle estensioni delle reti e i criteri legati all’innovazione tecnologica, sembrano obsoleti.

 

Come rivedere la normativa

Infine, la terza parte presenta una serie di suggerimenti per modificare la legislazione sulle gare, relativi sia alle modalità di celebrazione, sia agli obiettivi delle gestioni. Ma propone anche di inserire le gare in una prospettiva più di lungo termine nella chiave della transizione energetica.

I principali suggerimenti sono:

  • garantire l’accesso alle informazioni necessarie in tempi certi e in formato inter-operabile e di semplificare, standardizzandole, le analisi costi-benefici.
  • intervenire sui criteri, eliminando l’estensione della rete (salvo dove necessario) e rivedendo, anche in modo “aperto”, l’innovazione tecnologica.
  • mettere le gare per la distribuzione gas nella prospettiva della transizione energetica. Ciò significa anzitutto pensare al futuro delle infrastrutture gas, sia in relazione ai volumi trasportati sia alla possibile miscelazione o sostituzione del metano con gas rinnovabili. Ma impone anche di ragionare in modo coordinato con le infrastrutture per la distribuzione elettrica, le cui concessioni scadranno nel 2030 e che richiedono l’avvio delle procedure di affidamento entro il 2025. A questo scopo gli autori credono anche che sia necessario interrogarsi sulle possibili forme di convergenza e sulla sproporzione dimensionale tra i 172 ambiti gas e il maxi-ambito per la distribuzione elettrica che da solo serve oltre l’80% delle utenze.

 

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