È stato definito il tracciato del gasdotto Melita TransGas che collegherà Malta all’Italia. Un’infrastruttura strategica per l’isola, in quanto le consentirà di connettersi alla rete italiana del gas gestita da Snam, e quindi europea. Porrà così fine al suo isolamento, facilitando, velocizzando e rendendo meno costoso l’approvvigionamento di combustibile.
L’opera, che il governo di Malta vorrebbe realizzare entro il 2026, avrà una capacità di 232.000 mc/ora, pari a circa 2 miliardi di metri cubi l’anno, e avrà i suoi terminali a Gela, in Sicilia, e nella penisola di Delimara, nel sud-est dell’isola. Il gasdotto si estenderà in totale per circa 159 chilometri, dei quali 151 offshore, con una profondità massima di posa di 158 m sotto il livello del mare. La porzione terrestre si estenderà per circa 7,1 chilometri in Sicilia, ovvero tra il punto d’approdo e il terminale. Per 700 metri, invece, nella penisola di Delimara, dove andrà a rifornire le centrali termoelettriche presenti e finora alimentate dal terminale galleggiante di stoccaggio con relativa unità di rigassificazione che viene rifornito con navi cisterna. Sia la parte offshore sia quella terrestre saranno realizzate con condotte di 22” di diametro.
Restano da superare ora alcuni nodi ambientali legati alla costruzione dell’infrastruttura, in particolare per quanto riguarda la porzione a terra nella parte italiana. Il progetto prevede la realizzazione nel territorio di Gela del gasdotto e di tre stazioni, che però attraversano un’area dove si trovano le zone di protezione speciale Torre Manfria, Biviere, Piana di Gela, oltre alle aree del sito di interesse nazionale (Sin) di Gela. A soli due chilometri dal luogo scelto per l’approdo si trova, inoltre, la riserva naturale del Biviere gestita dalla Lipu. Una parte dell’area marina è invece sottoposta a vincolo archeologico per la presenza di relitti che vanno dall’età greca fino alla Seconda guerra mondiale. Criticità alle quali il governo maltese dovrà porre rimedio, adottando adeguate misure compensative, alle quali sta già lavorando sulla base delle relazioni messe a punto dai suoi tecnici inviati sul campo lo scorso anno.
Quest’opera costerà 400 milioni di euro, che saranno interamente a carico di Malta, in quanto il 90% dei benefici associati al nuovo gasdotto è attribuibile al sistema maltese, come stabilito nell’intesa raggiunta lo scorso anno tra i due enti regolatori, l’italiana Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) e la maltese Regulator for energy and water services (Rews).
Fin dal 2013 la Commissione europea ha ritenuto l’opera di interesse strategico comunitario. Garantirà comunque benefici anche al sistema italiano, perché una parte, sebbene minima, dei propri futuri costi di trasporto sarà sostenuta dagli utenti maltesi.