Una piccola aggiunta di gas rinnovabili, insieme all’aumento della quota di energia elettrica generata da fonti green, permetterebbe di ridurre drasticamente le emissioni di CO2. A dirlo è la nuova edizione dello studio annuale realizzato da Guidehouse, società di analisi e consulenza, per conto di Gas for Climate, consorzio europeo nato nel 2017 e del quale fanno parte 12 aziende e associazioni attive nelle infrastrutture del gas naturale e nel gas rinnovabile di 9 Paesi, tra i quali le italiane Snam e il Consorzio italiano biogas (gli altri partner del consorzio sono: Enagás, Energinet, Fluxys Belgium, Gasunie, GRTgaz, Ontras, Oge, Swedegas e Teréga, per quanto riguarda le aziende di trasporto gas, ed European Biogas Association per le associazioni).
Lo studio
In base allo studio l’incremento dell’utilizzo di gas rinnovabili, ovvero biogas e bioidrogeno, unito a un target vincolante che preveda la loro introduzione nelle reti gas in una quota pari almeno al 10%, permetterebbe di abbattere del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030. Una soluzione che, dunque, avvierebbe l’Europa verso un veloce processo di decarbonizzazione, consentendo al Vecchio continente di raggiungere la neutralità climatica nel 2050 con, in più, importati benefici economici e occupazionali.
La necessità di politiche energetiche continentali
Per ottenere tali risultati però, sottolinea lo studio, sono indispensabili politiche energetiche a livello continentale più focalizzate sull’utilizzo di biometano e idrogeno, quest’ultimo ottenuto sia da fonti fossili mediante il sequestro di anidride carbonica, il cosiddetto idrogeno blu, sia da rinnovabili attraverso elettrolisi, l’idrogeno verde, o tramite steam reforming e carbon capture sequestration, idrogeno climate positive. Misure che a loro volta potrebbero fare leva sul Green Deal, il grande piano di crescita economica all’insegna della sostenibilità varato dalla Commissione, posizionando così l’Europa come forza trainante della transizione energetica globale.
Le possibili misure da adottare
Diverse le misure suggerite allo scopo dagli analisti Guidehouse, a partire dall’immissione nelle reti di gas rinnovabile all’adattamento della cornice normativa europea sulle infrastrutture gas in un’ottica di “sector coupling” con il sistema elettrico, dall’incentivazione allo scambio transfrontaliero di idrogeno e biometano ad azioni di stimolo della domanda da parte dell’industria europea fino all’aggiornamento e rafforzamento del Sistema per lo scambio delle quote di emissione (Ets).
Biogas e biometano: servono investimenti
«La rete gas è un’infrastruttura strategica in grado di raccogliere il grande potenziale di sviluppo del biometano agricolo e dell’idrogeno climate positive – ha commentato Piero Gattoni, presidente del Consorzio italiano biogas (Cib) -. Siamo convinti che questa sinergia tra industria del gas e mondo agricolo contribuirà alla costruzione di un sistema energetico europeo integrato e sostenibile, in grado di valorizzare le infrastrutture esistenti e di utilizzare al meglio il potenziale di stoccaggio di CO2 offerto dai suoli agrari, indirizzando la fase di rilancio economica, tenendo insieme obiettivi sociali e ambientali».
Per farlo, però, è indispensabile favorire gli investimenti nel settore, ha sottolineato il presidente Cib.
«Per attuare pienamente il Green New Deal occorrono misure che riconoscano gli impianti di biogas/biometano come presidio ambientale imprescindibile – ha spiegato -. È urgente sbloccare gli investimenti nel settore e favorire la riconversione a biometano degli impianti biogas esistenti, per poter contribuire a raggiungere la quota del 10% di gas rinnovabile in rete entro il 2030».