A Mantova è stato annunciato lo stop della produzione della centrale termoelettrica di Ponti sul Mincio per la durata di circa un mese. Analogo fermo dell’impianto, ma questa volta probabilmente per un anno, per il gruppo 3 di Sermide a partire dal prossimo primo Gennaio.
Sono queste alcune delle misure che la società A2A, proprietaria dei due siti produttivi, ha adottato per far fronte al continuo calo della produzione. I dipendenti di Ponti saranno chiamati a svolgere mansioni diverse, ed in particolare la manutenzione straordinaria dell’impianto, mentre per Sermide non sono state date indicazioni, ma nemmeno si è parlato di cassa integrazione.
Punto di partenza è la sovrapproduzione che caratterizza ormai da anni il parco elettrico italiano. Gli ultimi dati di Terna riferiti al 2014 chiariscono la situazione. La domanda è diminuita del 3%, mai così bassa in 14 anni; crollato il termoelettrico; crescono idroelettrico e fotovoltaico. Insieme le fonti rinnovabili coprono circa il 37,5% della domanda annuale. Il fotovoltaico da solo contribuisce al 7,5% della domanda elettrica: 36 volte di più di 6 anni fa. L’energia prodotta con le rinnovabili ha il diritto ad essere distribuita per prima. Questo dato, assieme alla riduzione dei consumi per la crisi, ha reso le centrali termoelettriche a gas ridondanti rispetto alla domanda con l’effetto un po’ paradossale che impianti, efficienti e rimodernati, vengono tenuti praticamente spenti generando alti costi di esercizio.
Da qui il piano di A2A di tagliare circa 2mila Mw di produzione, spegnendo (tecnicamente “messa in riserva”) in particolare i gruppi produttivi di taglia circa 400Mw, i meno flessibili. In provincia di Mantova, questi gruppi sono presenti a Ponti sul Mincio (un gruppo da 330 Mw) ed a Sermide (un gruppo da 380 Mw ed uno “doppio” da 770 Mw). Ponti sul Mincio ha una quarantina di dipendenti, Sermide ne ha circa 70 nella produzione ed altri 40 nell’Unità servizi che si occupa delle manutenzioni nelle altre centrali. Ieri a Milano si è tenuto un vertice con azienda e sindacati per discutere il futuro a breve di A2A e le emergenze, come la chiusura della centrale di Brindisi.
«La situazione di crisi nel settore della produzione termoelettrica è sotto gli occhi di tutti”, spiega Luciano Donadello della Flaei Cisl. “In questi anni diverse centrali sono state fermate, come Chivasso e Cassano d’Adda, salvo poi riprendere la produzione. A2A si è impegnata a stoppare gli impianti senza utilizzare licenziamenti, ma solo strumenti interni come ferie, trasferte o ricollocamenti».