Proviene dagli impianti dell’acciaieria Ori Martin il calore che, dal prossimo anno, scalderà duemila famiglie del quartiere San Bartolomeo a Brescia. Sono infatti i fumi che escono a 500 °C dal forno elettrico del sito, che si trova proprio a ridosso del quartiere, a generare vapore che A2A acquista per immetterlo nella sua rete di teleriscaldamento. Vapore che, invece, in estate viene trasformato, grazie a un cogeneratore, in energia elettrica che va a coprire il fabbisogno della stessa acciaieria.
È un esempio virtuoso di economia circolare e di collaborazione tra industria e utility a servizio della città, grazie alla costruzione dell’impianto i-Recovery, che tra i suoi meriti ha anche quello di risparmiare l’emissione in atmosfera di oltre 10.000 tonnellate di CO2 all’anno.
Realizzato da Ori Martin con una spesa di 12 milioni di euro, 2,5 dei quali provenienti da un finanziamento a fondo perduto dell’Unione Europea, e con oltre due anni di lavori, l’impianto bresciano è il secondo innovativo progetto di cogenerazione da fumi d’acciaieria nato in Europa: il primo è stato inaugurato sempre da un’altra società siderurgica bresciana, la Feralpi Lonato, a Riesa, in Germania.
Un progetto che ha fatto diventare realtà le ricerche sul recupero di calore industriale sviluppato dal CSMT (Centro Servizi Multi Settoriale e Tecnologico, partecipato da università e AIB), grazie al supporto tecnologico fornito da Turboden, Tenova e A2A. Progetto che A2A è già pronta a replicare, sempre a Brescia, dove c’è un’altra acciaieria di grandi dimensioni, l’Alfa Acciai a San Polo.