14/06/2022

Biometano, bioplastica e biofertilizzanti dai rifiuti: l’impegno di CAP anticipa il REPower EU

A fine marzo è stato presentato il nuovo piano della Commissione Europea per far fronte alla congiuntura energetica che tutti i Paesi dell’UE stanno vivendo a seguito del periodo pandemico e della crisi in Ucraina.
 

Il progetto si chiama REPower EU, e prevede grandi investimenti per la produzione di energia rinnovabile, con un focus particolare sul biometano.

La Commissione Europea mira a incrementare la capacità produttiva dell’UE a 35 miliardi di metri cubi entro il 2030. In modo da sostituire fino al 20% dell’import di gas naturale dalla Russia. Peraltro questo avverrebbe con una fonte più sostenibile che avrebbe, di conseguenza, una ricaduta anche per l’agricoltura. Il biofertilizzante ricavabile dalla digestione degli scarti organici per la produzione di biogas potrebbe, infatti, sostituire i costosi fertilizzanti chimici (sempre importati da Paesi extraeuropei come la Russia).

Gruppo CAP, l’utility pubblica che gestisce il servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, da lungo tempo è impegnata nella produzione di biometano derivante dal trattamento di fanghi da depurazione e dalla FORSU.
 

Le parole di Alessandro Russo e il ruolo di Gruppo CAP

La transizione energetica è una sfida che dobbiamo affrontare da subito pensando alle nuove generazioni, e le aziende pubbliche devono mettere in campo tutto il loro know-how e il loro potenziale industriale, spiega Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP. La transizione non si può attuare senza fare impianti nuovi, ma l’economia circolare comincia sfruttando tutto quanto già esiste. Il nostro impegno nel recupero di materie prime seconde e nell’innovazione tecnologica testimonia la volontà di lavorare oggi per costruire il mondo di domani”.
 

L’obiettivo l’utility pubblica che gestisce il servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano

Entro la fine del 2022, infatti, Gruppo CAP sarà in grado di produrre, sfruttando esclusivamente i propri impianti già esistenti, oltre 10 milioni di metri cubi di biogas. Da questi si potrà ricavare: 5milioni di metri cubi di biometano in grado di fornire 51milioni di Kwh all’anno, bastanti per alimentare 15.500 automobili per oltre 172milioni di chilometri, più della distanza dalla Terra al Sole. Estendendo il trattamento della FORSU anche agli impianti di Pero e Cassano, si potrebbe arrivare a produrre 24milioni di metri cubi di biogas, pari a oltre 13,5milioni di metri cubi di biometano. Energia totalmente green, perché derivante dal trattamento dei fanghi da depurazione, oltre 90mila tonnellate prodotte ogni anno negli impianti di CAP.
 

Non solo biometano… il progetto CIRCULAR BIOCARBON

L’utility lombarda da tempo sta sviluppando progetti di economia circolare che mirano al recupero di materie prime seconde dagli scarti da depurazione. Non solo biometano, dunque, ma anche bioplastiche e biofertilizzanti.

È questo l’oggetto del progetto internazionale CIRCULAR BIOCARBON, che coinvolge:

  • la BioPiattaforma di Sesto San Giovanni, gestita da CAP
  • e l’impianto gemello di Saragozza, per il recupero di biopolimeri e minerali da impiegare a livello industriale.

CIRCULAR BIOCARBON è un progetto finanziato dal consorzio pubblico-privato BBI-JU, composto dall’Unione Europea e da aziende e istituti di ricerca di vari Paesi europei.
 

Il progetto è partito un anno fa con un finanziamento totale di ben 23milioni di euro.

Di questi 2,5 a Gruppo CAP, che ha intrapreso la validazione di tecnologia già esistente per il trattamento dei fanghi di depurazione e della FORSU (la frazione umida dei rifiuti). La FORSU viene conferita dai comuni presso i propri impianti per realizzare un processo per il recupero sia di un biopolimero, il polidrossialcanonato o PHA, da impiegare per la produzione di bioplastiche prive di petrolio e biodegradabili, sia di un minerale, la struvite, fondamentale per la produzione di biofertilizzanti.

CAP utilizzerà una parte delle 30.000 tonnellate all’anno di rifiuti umidi, raccolte a Sesto San Giovanni, Pioltello, Cormano, Segrate, Cologno Monzese e Cinisello Balsamo. I processi diverranno operativi nel 2023, e a regime, dal 2024, si calcola che si potrà recuperare oltre 500 tonnellate all’anno di PHA. In questo modo, oltre a produttore netto di bioenergia, CAP diverrà anche il maggiore soggetto produttore di questo materiale, che verrà poi conferito a Novamont, nell’ambito di una partnership pluriennale iniziata nel 2018.

Novamont potrà impiegare il biopolimero anche per la realizzazione di teli biodegradabili da impiegare in agricoltura per la pacciamatura. La struvite invece verrà impiegata nell’ambito di una partnership con l’azienda francese Agro Innovation International per la produzione di fertilizzanti con proprietà biostimolanti.

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