Allerta idrica in Irpinia: torna l’incubo della crisi del 2017

Si riaffaccia l’incubo della crisi idrica in Irpinia. A lanciare l’allerta è Alto Calore Servizi, gestore del servizio idrico in 125 comuni delle province di Avellino e di Benevento, che ha invitato i sindaci a emanare ordinanze per un uso responsabile dell’acqua, limitandolo al consumo umano; mentre a secco le scorse notti sono rimasti i comuni di Lapio e San Mango sul Calore e disagi potrebbero verificarsi anche ad Avellino, così come in alcune zone dell’Alta Irpinia. Alla base del problema il depauperamento delle falde, che le abbondanti piogge di quest’anno non sono state sufficienti a rigenerare. Ma questo è solo una parte della ragione. Il depauperamento è infatti in atto da diversi anni, almeno una quindicina, ed è stato aggravato dalla scarsa manutenzione di reti e impianti, tanto che il livello di dispersioni del sistema idrico è pari al 50% della risorsa captata.

Con l’allerta torna dunque negli abitanti l’angoscia per quanto vissuto due anni fa, quando a causa della penuria di acqua la distribuzione alle utenze fu limitata a meno di 12 ore al giorno per gli interi mesi di luglio e agosto. Quest’anno, però, c’è qualche rimpianto in più: anzi, ben 60 milioni, pari alla cifra stanziata da Regione Campania proprio per fronteggiare il problema delle dispersioni, ma non utilizzata in attesa che si sciolga il nodo del rilancio di Alto Calore Servizi, sulla cui guida i decisori politici continuano ad avere idee differenti.

Il finanziamento messo a disposizione dalla Regione riguarda infatti ben 58 interventi, individuati come prioritari dall’Ente Idrico Campano, sulla base delle indicazioni fornite dai gestori, per una somma complessiva di circa 59 milioni di euro, erogabili in tre anni. Di questi, 49 progetti riguardano interventi di ristrutturazione, ammodernamento e sostituzione di reti idriche interne di distribuzione gestite da Alto Calore Servizi. Il punto è che tali fondi non possono essere spesi se non da enti o aziende pubbliche. E fino a quando non sarà definitivamente sciolto il nodo del rilancio dell’azienda, ovvero non sarà accotonata in via definitiva l’opzione della vendita a privati, queste risorse resteranno inutilizzate. Da circa un anno, il piano di risanamento e rilancio di Alto Calore Servizi però non decolla per mancanza di fondi: messa da parte l’ipotesi di privatizzazione, ora la soluzione è il prestito, già richiesto a Cassa depositi e prestiti, che però vuole garanzie precise dai Comuni. Se non bastasse, a complicare ulteriormente lo scenario ci sono anche i dissidi politici sulla poltrona di amministratore unico dell’azienda.

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