“Aeegsi”: 10 miliardi di investimenti nel sistema idrico in 4 anni


Si ritorna a investire, si riducono enti di ambito e gestori, migliora la qualità dei servizi e si affrontano le criticità, come la depurazione. È un quadro incoraggiante quello che emerge dalla Relazione annuale dell’Autorità dell’energia elettrica il gas e il servizio idrico integrato (Aeegsi) sui servizi idrici. Un quadro che restituisce l’immagine di un sistema che, pur nella presenza delle diverse e ben note criticità, ha recuperato una certa dinamicità e, soprattutto, seppur lentamente, va avviandosi verso una maggiore razionalizzazione. A contribuire alla dinamicità del settore anche il metodo tariffario approvato dall’Autorità stessa, metodo che il “Consiglio di Stato” ha dichiarato conforme all’esito del referendum del 2011, che consente quindi agli operatori di programmare quegli investimenti fondamentali per raggiungere l’efficienza del sistema.
E si parla di numeri importanti: dal 2016 al 2019 sono previsti 10 miliardi di investimenti per acquedotti, depurazione e fognature. Il confronto rispetto solo a qualche anno fa è significativo: nel 2012 il settore idrico integrato aveva investito in infrastrutture 961 milioni, saliti a 1,49 miliardi nel 2015 mentre per il quadriennio 2016-2019 la spesa programmata ammonta a 7,8 miliardi finanziati con la tariffa idrica, cui si aggiungono 2,2 miliardi derivanti da fondi pubblici. In tutto 10 miliardi, ovvero 2,5 l’anno.
Uno dei primi obiettivi, ovvero il rilancio degli investimenti, appare pienamente raggiunto dunque dalla nuova regolazione tecnica messa a punto dall’”Aeegsi”, nonostante questa sia ancora applicata in modo diverso nel Paese: per il 97% nel Nord-Est, per l’87,4% nel Nord-Ovest, per il 58% al Centro e solo per il 23% al Sud, dove continuano a dominare le vecchie gestioni pubbliche dirette dei Comuni.
Ancora più importante, però, è che gli investimenti non siano rimasti solo come buoni propositi, ma che siano stati effettivamente realizzati: l’81,5% nel 2014 e l’78,2% nel 2015. Un’efficacia ottenuta anche per merito del nuovo sistema tariffario, che riconosce in tariffa gli investimenti fatti davvero. Questi sono diretti principalmente nel campo della depurazione, dove l’Italia sconta un grave ritardo infrastrutturale, con circa il 30% di acque ancora non depurate soprattutto al Sud, numerose e onerose procedure di infrazione e multe dell’Unione Europea.
Positivo anche il bilancio sull’organizzazione delle Ato (Autorità d’ambito territoriale ottimale), passate da 70 del 2014 a 64 oggi, grazie all’affermarsi del modello di Ato unico regionale che, partito dalla Toscana, si è affermato in 12 regioni. Si riduce anche il numero delle gestioni, 2.600 nel 2014 divenute 2.100 quest’anno. A tal riguardo però va precisato che 1.300 di queste gestioni riguardano Ato, in cui la normativa vigente non è mai stata applicata. In realtà gli operatori industriali sono circa 400 e i primi quattro per dimensione coprono il 35% della popolazione.
Infine la tariffa, cresciuta negli ultimi anni, che resta comunque la più bassa d’Europa.

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